Sudan and conflicts zones.

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Tuesday 20 October 2009

News from Sudan





Obama: nuova strategia per Sudan,minaccia altre sanzioni
lunedì 19 ottobre 2009 17:19

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WASHINGTON (Reuters) - Il presidente Usa Barack Obama ha presentato oggi una nuova strategia nei confronti del Sudan, offrendo incentivi se il governo di Khartoum lavorerà per la pace, ma dicendo che dovrà fronteggiare un atteggiamento più duro se non lo farà. Una linea che il governo del Paese africano ha detto di apprezzare.
Lanciando un monito sul fatto che il Sudan "rischia di precipitare ulteriormente nel caos se non verranno intraprese azioni decisive", il presidente ha detto anche che questa settimana rinnoverà le sanzioni nei confronti del Sudan.
"Se il governo del Sudan agisce per migliorare la situazione in atto e far progredire la pace, ci saranno incentivi; se non lo fa, allora ci sarà una pressione crescente imposta dagli Usa e dalla comunità internazionale", ha detto Obama in una dichiarazione.
Il Sudan ha reagito positivamente alla nuova linea di Washington, dicendo che la posizione di Obama ha "punti positivi" ed è una strategia di coinvolgimento e non di isolamento di Khartoum.
Il consigliere presidenziale Ghazi Salahadin ha detto che l'assenza di minacce di intervento militare è "importante" e rappresenta il "nuovo spirito di Obama". anche se si è detto dispiaciuto che la Casa Bianca continui a usare il termine genocidio per il Darfur, che "non corrisponde alla realtà del Darfur".



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Darfur, Obama apre a Bashir e offre incentivi al Sudan
Il premier americano dice sì al dialogo ma chiede la fine del genocidio e degli abusiWASHINGTON - L’amministrazione Obama ha annunciato ieri una nuova strategia per il Sudan basata su un mix di «incentivi e pressioni» per mettere fine al «genocidio e agli abusi» nel Darfur. La novità è l’apertura di un dialogo col presidente del Sudan Omar Hassn al-Bashir, contro il quale la Corte Penale Internazionale ha spiccato un mandato di arresto per crimini di guerra. «Se il governo del Sudan agirà per migliorare la situazione nell’area e per far progredire la pace ci saranno incentivi - ha affermato il presidente Barack Obama in una dichiarazione sulla nuova strategia - Se non lo farà, ci sarà una pressione crescente imposta dagli Stati Uniti e dalla comunità internazionale». L’inquilino della Casa Bianca, nella sua dichiarazione, ha indicato due priorità: «Innanzitutto dobbiamo cercare di porre termine al conflitto, ai disgustosi abusi contro i diritti umani e al genocidio in Darfur. Secondo, il Piano di Pace globale tra il Nord e il Sud del Sudan deve entrate in vigore, per creare la possibilità di una pace duratura». Il segretario di Stato Hillary Clinton, contemporaneamente alla pubblicazione della dichiarazione di Obama, ha fornito qualche dettaglio in più sulla nuova strategia americana, sottolineando che gli incentivi offerti ai dirigenti del Sudan saranno basati su «mutamenti verificabili», volti a porre fine alla violenza nel Darfur e a stabilizzare la situazione nel Sudan meridionale. «Non ci accontenteremo di buone parole - ha ammonito il segretario di Stato americano - Le valutazioni sui progressi e le decisioni riguardanti gli incentivi e le pressioni saranno basate su mutamenti verificabili nelle condizioni sul terreno». Tra gli esempi indicati dalla Clinton c’è l’organizzazione di «elezioni
credibili» il prossimo anno in Sudan, come previsto negli accordi di pace firmati nel 2005. Le elezioni sono già state rinviate due volte. La politica della amministrazione Bush era centrata sulle sanzioni al Sudan. Ma l’amministrazione Obama intende aumentare la gamma degli strumenti diplomatici disponibili, cercando un dialogo con i dirigenti sudanesi e offrendo la possibilità di incentivi in cambio di progressi tangibili. Nella dichiarazione odierna della Casa Bianca si mette in evidenza l’intenzione degli Stati Uniti di «operare aggressivamente per garantire che il Sudan non fornisca un rifugio ai terroristi internazionali». La nuova strategia annunciata da Obama ha già provocato commenti negativi da parte di alcuni gruppi per la difesa dei diritti umani, che hanno sottolineato come il presidente Usa, durante la campagna elettorale, avesse promesso una politica più dura nei confronti dei dirigenti del Sudan. Il “cedimento” viene associato da parte dei gruppi a quelli che Obama avrebbe già consumato, in materia di mancata difesa dei diritti umani, nei confronti di Cina e Birmania.Il governo sudanese ha accolto positivamente la nuova politica americana nei suoi confronti, pur respingendo l’accusa di genocidio nel Darfur. Il consigliere del presidente Bashir, Gazi Salaheddine, ha detto che l’assenza di minacce di intervento militare è «importante» e rappresenta «il nuovo spirito di Obama». Tuttavia aggiunge che «è deplorevole che l’amministrazione insista sull’uso della parola genocidio, che non riflette la realtà in Darfur».

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