Sudan and conflicts zones.

Sudan and conflicts zones.

Tuesday 30 December 2008

2009


Anno novo vita nouva esperanza per il Darfur.
I spare that the new year will bring to Darfur peace.

Friday 19 December 2008

Diritti umani Human wright













DIRITTI UMANI. Rifugiati sudanesi in cerca di una patria

EUROPA, 13:25:00
2008-12-18 Amman (HREA - www.hrea.org) [Photo by Mia Farrow, per gentile concessione ad ICN-News: Darfur]
UNHCR Un gruppo di 97 rifugiati sudanesi, originari soprattutto del Darfur, bloccati in un campo provvisorio nel deserto iracheno dal 2005, sono partiti per Amman, in Giordania, da dove è previsto che raggiungano in nottata la Romania. In Romania saranno alloggiati in un nuovo Centro di Transito d'Emergenza a Timisoara dove attenderanno che le loro domande per il reinsediamento siano esaminate. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ringrazia i governi della Giordania e della Romania per la loro collaborazione che ha reso possibile questo trasferimento.
E' previsto che il gruppo, attualmente in Giordania, parta stanotte su un volo speciale dall'aeroporto di Marka ad Amman alla volta della Romania accompagnato dallo staff dell'UNHCR. Partiranno successivamente altri 42 rifugiati sudanesi che dovrebbero lasciare l'Iraq il prossimo mese.
Il gruppo era fuggito dal Sudan alla fine degli anni '80 e dalla loro partenza dal Sudan la situazione in Darfur si è seriamente deteriorata. I rifugiati non hanno quasi più contatti con le loro famiglie in Sudan. Hanno paura di tornare nel loro Paese dove potrebbero trovarsi nella condizione di sfollati interni.
I rifugiati hanno sopportato abusi, ricatti, minacce e aggressioni a opera della milizia dopo la caduta del regime di Saddam Hussein nel 2003. In tutto 17 sudanesi sono stati uccisi tra il dicembre del 2004 e il febbraio del 2005. A causa di questo bersagliamento da parte dei rivoltosi, i rifugiati hanno cercato di fuggire dall'Iraq, ma non ce l'hanno fatta. Sono rimasti bloccati nel campo di K-70 fuori dalla città di Al Rutbah, nel deserto di Al Anbar, circa 75 km a est del confine tra Giordania e Iraq. Qui hanno dovuto sopportare dure situazioni climatiche e persecuzioni da parte dei miliziani. Contemporaneamente alla ricerca di una soluzione duratura per loro, l'UNHCR ha fornito aiuti umanitari al gruppo, che comprende donne e bambini. HREA - www.hrea.org
HREA è un'organizzazione internazionale non governativa che ha come missione la promozione e il supporto formativo all'educazione ai diritti umani di attivisti e professionisti del settore, attraverso lo sviluppo e la redazione di materiali e programmi di studio nonché, la creazione di una comunità mediante tecnologie disponibili sul web.
I darfuriani e poplo che vivie da secoli in quella terra ora non faciamo storie per cercari un altra patria la loro patria e 1-Darfur confine 1956 nel Sudan si parlo di diritti umani prima questo diritto e dopo il resarcimento danni sia casa bruciati animali uscisi terreni spropriati del loro proprietari.

2-Smeliterizari i jengaweed.

3-Cessare il fouco totalmente

4-Una conferenza internazionale per stabilire quando scritto sopra.

Volevo porgere la mia scusa al SLM perche quando scritto sul problema del Darfur specialmente dopo il testamento di 40 ONG accusando il Soldati del Governo e il Jengaweed di schiavismo..... la mia scusa profonda del anima che con i Darfuriani........................................Abdelazim Abdella Gomaa

Thursday 18 December 2008

Slaves................ schiavismo



why we returned back 200 years? Perche siamo tornati 200 anni fa?
“Abusi e schiavismo:pulizia etnica in Darfur”
rapporto ong Donne e bambine usate come schiave e sottoposte ad abusi dai soldati e dalle milizia filo governative: un gruppo di Ong avrebbe raccolto le prove contro il governo sudanese.

KHARTUM - “Abbiamo le prove della pulizia etnica commessa in Darfur dall’esercito sudanese”. La denuncia arriva dal Darfur Consortium (composto da una cinquantina di ong che hanno base in Africa) che ha stilato un rapporto dopo aver raccolto, negli ultimi due anni, centinaia di testimonianze. In particolare, secondo l’organizzazione, donne e bambine del Darfur sarebbero utilizzate come domestiche, schiave e sottoposte ad abusi sessuali da soldati dell’esercito di Khartoum. Obiettivo: allontanare le popolazioni nere non arabe dalla regione ovest del Sudan sostituendole con gruppi provenienti dal Ciad, dal Niger, dal Mali e dal Camerun. I gruppi più colpiti dalle truppe sudanesi e dalle milizie dei Janjaweed (“Diavoli a Cavallo”) sono quelli dei Fur (dai quali prende il nome il Paese), i Masalit ed i Zaghawa. Nel rapporto si chiede all’Onu di schierare maggiori forze nell’area e di sciogliere le milizie. Oggi nel Paese ci sono circa 10mila uomini delle truppe di pace della forza mista Unamid (Onu-Unione Africana). Dal 2003 il conflitto ha provocato almeno 300mila morti mentre 2,7 milioni di persone sono state costrette a fuggire. City
slaves


صحيفة الديلي تليجراف نشرت تحقيقا عن جانب انساني مخيف للازمة المستمرة في اقليم دارفور السوداني حيث يتم استعباد عدد كبير من النساء والفتيات والفتيان الذين يتم خطفهم من قبل مسلحي الجنجويد من قراهم واستغلالهم كعبيد في معسكرات الجيش ومنازل مقاتلي الجنجويد وتعرض النساء والفتيات للاغتصاب المتكرر حسب قول الصحيفة.
وتنقل الصحيفة عن تقرير اعدته منظمة "دارفور كونستريوم" التي تمثل 50 جميعة خيرية افريقية وعالمية ان ما يجري في دارفور شبيه تماما لما حدث لاكثر من 14 الفا من ابناء الجنوب الافارقة اثناء الصراع المسلح بين الشمال العربي والجنوب الافريقي.
ويقدر التقرير ان الالاف من ابناء دارفور تم خطفهم منذ اندلاع الصراع في الاقليم عام 2003 محملا حكومة الرئيس البشير المسؤولية عن الانتهاكات التي يتعرض لها هؤلاء الضحايا لان الجيش السوداني ومليشيا الجنجويد التي تدعمها الحكومة ترتكب هذه الانتهاكات.
ويوثق التقرير مصير 14 فتاة من منطقة جارسيلا غربي دارفور اذ تم خطفهن ونقلن الى شرقي السودان واجبرن على الزواج وتم اكتشاف ما تعرضن له هؤلاء الفتيات عندما اكتشف طبيب سوداني اثار التعذيب والاعتداء الجنسي المتكرر على واحدة منهن مما حدا باحد المحامين الى رفع دعوى ضد المعتدي او المعتدين.
لكن قاضي المحكمة التي نظرت في الشكوى الغى الدعوى بحجة ان الزواج كان برضا الطرفين.
وتنقل الصحيفة عن التقرير شهادة احدى النساء اللواتي تمكن من الفرار من خاطفيها، تذكر فيها بالتفصيل المعاملة التي كانت تلقاها على ايديهم ومن بينها اجبارها على العمل في المنزل او الحقل كخادمة في النهار وفي الليل ارغامها على ممارسة الجنس معهم.
I had been born from a modest family near the blue nile river, ma grand mother and my father early years of my childhood told me about SLAVES and my father told me about AFRICANS caught and hand cuffed leggs cuffed and taken to America to pic cotton.....grow up and read the story of ROOTS ALEX HALEY, saw the film and now tha Sudan is returning back two centuries, exactly in Darfur, it is shamfull now I am on the idea of war...war.......Azim
Nacque sulla riva del nilo azzuro in Sudan mia nona della parte di mia madre racontava storia attroce di schiavatismo anche papa mi ha racontato del Negri o Negers Africani si sono stati dportati in America frustati seveziati e tortorati srorie che non ho visto ma sentito e non pardono l'uomo bianco per questo ma ora sta succedendo in Sudan alora ci sara guerra GUERRA alla grande.........Azim

Monday 15 December 2008

Ansia e rabbia per Darfur




La Guerra maladetta del secolo per Sudan ha fatto devastare il Darfur e usciso tanti innocenti, donne stuprati, sfollati cittadini darfuriani, ed ora ho saputo che le loro terra stata asegnata ad altri ma perche noi qui in Italia guardiamo la situazioni con prooccupazione ed ansia siamo Sudanese sia del est, ovest, sud ma siamo tutti Sudanese e la situazione la giù non piace a nessuno.
Dialogo costrutivo e come ha detto Sig. Abdelwahid Mohamed Nur che ci sono tre punti chiavi:-
1-Fermari l'uscisioni del Darfuriani.
2-Disarmari Jinjaweed, restiture terreni di Darfuriani asegnata ad altri.
3-Dialogari per pace costruttiva.
Siamo Sudanese e vogliamo la pace ma con questi creteri solidi, il Sudan ora uscito della guerra nel Sud con trattato asai fragille ma reggi, opurtuno fare un altro per Darfur.
Stato marganalizato del 1957 fino ora Darfur che conocevo e lavorato come prof nella scuola di Jaber Kidenka costriuta di paglia senza banchina quando ho soferto per miei studenti che ore stano lottando contro la guerra la distruzione della loro casa fatti di paglia.
E solito pensiero che nel mondo del 30 mo secolo il vasto paese Africano decolonizato soffre la atrocita da un TIRANO che e sudanese....................azim

Saturday 13 December 2008

Obama doctorine for Sudan







مقتل شخص على الأقل في اشتباكات بمدينة أبيي السودانية
قال مسؤول في منظمة الأمم المتحدة إن شخصا واحدا على الأقل قُتل وأُصيب آخرون بجروح خلال اشتباكات جرت اليوم الجمعة في مدينة أبيي السودانية الغنية بالنفط والتي كانت قد شهدت خلال شهر مايو/أيار الماضي أعمال عنف صعدت من حدة المخاوف من عودة الحرب الأهلية بين الشمال والجنوب.
وأضاف المسؤول الدولي قائلا إن القتال نشب بين أفراد تابعين للوحدات المشتركة بين الجيش الشعبي لتحرير السودان وقوات الشرطة الحكومية. أعمال عنف
ولفت الانتباه إلى أن الاشتباكات هي أول اندلاع لأعمال العنف في مدينة أبيي منذ مقتل العشرات خلال المواجهات الدامية والواسعة التي كانت قد اندلعت بين القوات الشمالية والجنوبية في شهر مايو/أيار الماضي. لكنه لم يوضح إن كان الضحايا من الشماليين أم من الجنوبيين.
وقال المسؤول، الذي رفض الكشف عن اسمه، إن الاشتباكات اندلعت في سوق أبيي المركزي في الساعة 12.30 بالتوقيت المحلي (0930 بتوقيت جرينيتش)، إلا أنه لم يعط تفاصيل أخرى عن أعمال العنف التي دارت في المكان.
إلا أن وكالة الأسوشييتد برس للأنباء أفادت بأن اثنين من عناصر الشرطة الحكومية قُتلا في الاشتباكات التي اندلعت في المدينة.
وقالت الوكالة إن الخلاف نشب بين عناصر القوة المشتركة عندما رفض صاحب ملحمة عربي نقل عمله إلى مكان آخر في سوق البلدة الجديد، لا بل أقدم على طعن شرطي كان يتجادل معه بشأن القضية. "سوء تفاهم"
ونقلت الوكالة عن مختار بابو نمر، وهو زعيم إحدى العشائر العربية في أبيي، قوله إن الشرطي نُقل إلى المستشفى، إلا أن أعمال العنف تواصلت بسبب "سوء التفاهم".
وأضاف نمر قائلا: "قام عناصر الشرطة بإطلاق النار في الهواء بغية تفريق الحشود، فرد عليهم الجنود المنتشرون في المنطقة ظنا منهم بأنهم كانوا مستهدفين بهجوم".
إلا أن أحد شهود العيان روى للوكالة أن أفرادا تابعين للقوة المشتركة المذكورة اختلفوا بشأن حل قضية الملحمة، فنشب قتال بين الطرفين أسفر عن مقتل شرطيين.
وجاء في بيان صادر عن رئيس بعثة الأمم المتحدة في السودان، أشرف جيهانجير قاضي، بشأن التطورات في المنطقة، إن المنظمة الدولية تأمل بألا تؤدي الاشتباكات إلى عرقلة تطبيق الاتفاقية التي تم التوصل إليها مؤخرا بشأن حفظ الأمن في أبيي. "خارطة طريق أبيي"
وقال قاضي: "إننا نحث الأطراف المتنازعة بقوة على اتخاذ كافة الإجراءات الضرورية لتجنب حدوث المزيد من أعمال العنف في المنطقة ولضمان ألا تؤدي أحداث اليوم إلى عرقلة تطبيق اتفاق السلام في المدينة والذي عُرف باسم "خارطة طريق أبيي".
وتأتي هذه التطورات في أبيي بُعيد أيام فقط من إعلان الحكومة السودانية أنها أرسلت قوات إضافية إلى ولاية جنوب كردفان المضطربة والغنية بالنفط، إذ كشف الجيش السوداني أن لديه معلومات عن وجود خطط لجماعة متمردة بمهاجمة المنطقة.
وجاء الاعلان الحكومي السوداني عقب اتهام مسؤولين في تلك الولاية الحكومة في الخرطوم بتصعيد الوجود العسكري للجيش في المنطقة خلال الأسابيع الأخيرة، إذ قال هؤلاء إن تكثيف التواجد العسكري ينتهك اتفاقية السلام الموقعة في عام 2005 بين جنوب السودان وشماله. حالة توتر
وكانت الحكومة السودانية قد اتهمت مؤخرا حركة العدل والمساواة المتمردة في دارفور بقيامها الشهر الماضي بقتل خمسة من الرهائن الصينيين وإصابة اثنين آخرين منهم بجروح قبل ان يتمكنا من الإفلات من خاطفيهم.
يُذكر ان العلاقة بين شمال السودان وجنوبه ظلت في حالة من التوتر منذ التوقيع على اتفاق السلام الشامل عام 2005. وكانت من نتيجة هذا التوتر وقوع مواجهات بين القوات الحكومية وقوات الجيش الشعبي لتحرير السودان، المطالب بحكم ذاتي للجنوب.
وتشير الأرقام الحكومية إلى أن معدل الإنتاج النفطي في المنطقة يبلغ نحو نصف مليون برميل يوميا، ومن المؤمل أن يرتفع إلى 600 ألف برميل العام المقبل. اتفاق أبيي
ويقضي الاتفاق بشأن أبيي بضرورة تفعيل بند الترتيبات الأمنية فيما يتعلق بانتشار القوات العسكرية شمالاً وجنوباً، وتأليف إدارة مؤقتة للمنطقة من الطرفين، وتحديد مهلة لوضع حل نهائي للأزمة، والنظر في الوضع الإنساني لإعادة الحياة إلى المدينة وعودة النازحين إليها.
وقد تكبد الطرفان خسائر عسكرية ثقيلة في المعارك التي اندلعت في شهر مايو/أيار الماضي، بعد أن هاجم مسلحو الحركة الشعبية لتحرير السودان المنطقة، كما قُدر عدد من فروا من الاشتباكات بحوالي 50 ألفا.
وكانت الإدارة الجنوبية قد أثارت غضب الحكومة في الخرطوم عندما عينت حاكما للمنطقة، فكان أن بعث الشماليون بمئات الجنود إليها.
يُشار إلى أن تبعية أبيي لأي من الشمال والجنوب تُعد قضية شائكة لم يحسمها اتفاق السلام الموقع عام 2005، حيث اكتفى الجانبان بالاتفاق على تشكيل إدارة مشتركة للمنطقة التي تقدر قيمة الثروة النفطية فيها بمليارات الدولار



La Dottrina Obama riparte dal Darfur e dall’umanitarismo clintoniano
Anna Di Lellio
12 Dicembre 2008

Gli ideologi della politica estera di Bush stanno già cercando di enfatizzare la continuità con l’amministrazione Obama. Assimilano l’interventismo umanitario che si sta profilando come caratteristico del nuovo team alla promozione della democrazia sostenuta dei neo-conservatori. Di fronte al fallimento completo della “Grande Strategia” bushiana, il tentativo è di salvare il salvabile, sottolineando le similarità e attribuendo le sconfitte a errori contingenti, come fa Robert Kagan nell’ultimo numero di "Foreign Affairs". Ma non potrebbero esserci differenze più profonde tra le due politiche.
Obama ha formato una squadra di politica estera che presenta elementi di continuità – se di continuità vogliamo parlare – con l’amministrazione di Bill Clinton. A far da contrappunto a questi veterani c’è solo Robert Gates, Ministro della Difesa, e il generale James Jones, National Security Advisor. Ma queste due figure autorevoli nel campo repubblicano non sono mai state degli ideologi, preferendo un approccio realista e moderato alla politica estera. Saranno loro a frenare gli entusiasmi interventisti nella crisi del Darfur, tanto per menzionare un punto caldo nel mirino dei falchi liberali. L’orientamento del resto della squadra e della pletora di consiglieri autorevoli del Presidente Obama è infatti tutt’altro che moderato.
Susan Rice, ambasciatrice di Obama alle Nazioni Unite, ha chiesto da tempo una posizione più decisa dell’ONU e degli USA sul Darfur, incluso l’intervento militare, dai bombardamenti al blocco navale che strangolerebbe il commercio del petrolio grezzo di cui il Sudan è gran produttore. Hillary Clinton, nuovo Segretario di Stato, ha parlato durante la campagna elettorale di un uso di truppe NATO per stabilire una “no-fly zone” sull’area dove il governo Sudanese ha effettuato i bombardamenti più devastanti. L’anno scorso Joe Biden, vice-presidente, disse in un’udienza del Senato sul Darfur che lui sarebbe stato pronto “a usare la forza degli Stati Uniti immediatamente”. Nel frattempo non ha cambiato idea.
Le motivazioni per intervenire in Darfur sono morali e legali e non hanno nulla in comune con l’intervento in Iraq. Il problema del Darfur non sono le armi di distruzione di massa; l’obiettivo non è cambiare regime per costruirne uno nuovo e più democratico nell’illusione di stabilizzare la regione circostante; l’intenzione non è di diffondere la democrazia usando i mezzi più illiberali possibili, dalla tortura all’impunità per i torturatori. In Darfur, da circa cinque anni il governo sudanese sta commettendo crimini contro l’umanità, e lo scopo di un intervento Usa sarebbe di bloccarli. Non si tratterebbe quindi di una guerra di aggressione, perché la legge umanitaria internazionale riconosce implicitamente il dovere degli stati di prevenire o fermare tali crimini.
Una norma emergente fin dal 2000, la “responsabilità di proteggere,” costituisce come dovere morale la spinta all’intervento in caso di gravi crisi umanitarie. Questa norma è pienamente accettata da Susan Rice, Hillary Clinton e Joe Biden, ma anche da altri democratici autorevoli.
Ieri l’ex-presidente Jimmy Carter ha pubblicato un editoriale sul Washington Post che si legge come una lettera aperta al Presidente Obama in cui si chiede di ristabilire l’autorità morale degli Stati Uniti nel mondo, adottando una politica estera basata sui diritti umani oltre che la democrazia. La lista di azioni da intraprendere è, in parte, già nell’agenda di Obama, dalla chiusura del vergognoso centro di detenzione di Guantanamo al ripudio della tortura. Ancora più specifico di Carter è il rapporto appena pubblicato dalla Task Force sulla Prevenzione del Genocidio. Sotto la guida di Madeleine Albright e William Cohen, due veterani dell’amministrazione Clinton, la Task Force ha messo insieme un gruppo di esperti democratici e repubblicani per mettere a fuoco il problema dei genocidi come priorità nazionale e proporre soluzioni a livello istituzionale e politico.
L’idea è di istituire una Commissione ad alto livello per la “Prevenzione delle Atrocità”, composta da membri del Dipartimento di stato, della difesa, del tesoro, della giustizia, dell’intelligence, dell’Agenzia per lo sviluppo (AID) e dell’esercito. Diretta da un membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale e dall’assistente segretario di stato per la democrazia, i diritti umani e il lavoro, la Commissione dovrebbe avere un collegamento diretto con il Presidente. Il suo mandato sarebbe di monitorare le crisi umanitarie nel mondo e proporre politiche di gestione e soluzione, con un’enfasi sulla diplomazia fino all’intervento militare.
Difficile trovare punti di contatto tra questo modo di pensare e la “Grande Strategia” bushiana che lascia il mondo più insicuro, l’America più indebolita sulla scena internazionale, e il Medio Oriente più instabile, riconfigurato sotto la potenza emergente dell’Iran. In ogni documento, articolo, e riflessione del campo di Obama si parla di diritti umani, democrazia, multilateralismo e leadership come di un pacchetto di concetti, non come un menu da cui scegliere liberamente a seconda delle circostanze.
La nozione di “responsabilità” nella protezione dell’umanità dal capriccio di leader che si sono macchiati di genocidio non ha mai fatto parte della “Grande Strategia” di Bush. In quella che è stato definita “l’intervista di uscita” del segretario di Stato Condoleeza Rice emerge una miseria di idee e pochissima responsabilità. E’ vero che esiste un consenso quasi unanime tra gli analisti americani sulla mediocrità della Rice ma le sue affermazioni lasciano comunque perplessi. Sul Darfur dice: “Ho dei rimpianti. Ma non so se ci fossero delle riposte diverse (dall’inazione, nda). Il presidente prese in considerazione l’idea di un intervento unilaterale – molto difficile a farsi”. E sulla responsabilità di proteggere, sempre nel caso di Darfur, la Rice sostiene che non si è trattato altro che di parole, ma solo per colpa del Consiglio di Sicurezza.
Da Obama e dalla sua squadra di politica estera l’America, e il mondo, si aspettano competenza e leadership. Le idee ci sono. Si vedrà tra breve quali saranno i fatti. Intanto perfino l’Economist chiede a Obama di rilanciare l’intervento umanitario e di ricostruire la leadership morale dell’America. Da dove cominciare? Congo e Darfur sono due buoni candidati, sempre secondo l’Economist. Se il Consiglio di Sicurezza non approvasse l’intervento, gli USA potrebbero e dovrebbero intervenire senza autorizzazione, magari sotto l’ombrella della NATO, come fece Clinton in Kosovo nel 1999. Dopotutto, a Washington, gli attori di questa nuova impresa umanitaria sono gli stessi.
Opnione dell'associazione Arci Darfur e la pace totale senza guerra che peggiora la situazione il returno con resarcimenti danni a tuttui quelli che sono colpiti o morti o sfullatie la costruzione della loro casa ma si tali obietivo si potrebbe raggiongere con questa dottorina del blocco dell vendità del petrolio Sudanese ben venga perche il governo del Sudan fino ora non ha fatto respetare la sua dicezione di cessato il fuoco, detto del presedente Bashir........................Azim segretaria Associazione Arci Darfur Milano.

Thursday 11 December 2008

fantasma della guerra



ساركوزي.. ما من خيارات أمام البشير سوى إحلال السلام بدارفور
دبي، دولة الإمارات العربية المتحدة (CNN) -- قال الرئيس الفرنسي، نيكولا ساركوزي، الاثنين إن أمام نظيره السوداني، عمر البشير، خيار إحلال السلام في دارفور وإقالة المسؤولين عن ارتكاب جرائم في الإقليم الغربي أو مواجهته المحاكمة بشأن الإبادة الجماعية.
وذكر ساركوزي في كلمة بباريس بمناسبة الذكرى الستين للإعلان العالمي لحقوق الإنسان، أن الحكومة السودانية بحاجة لأن تجد السلام في دارفور"، وفق موقع "بلومبيرغ."
وشدد قائلاً إن على البشير "تغيير توجهاته" وإلا عليه مواجهة مسؤلياته أمام المحكمة الجنائية الدولية"، وفق التقرير.
ووضع ساركوزي، الذي تتولى بلاده الرئاسة الدورية للاتحاد الأوروبي، نظيره السوداني أمام خيار "تغيير سياساته ليس خلال أسابيع، بل الأيام القليلة المقبلة، أو لن يتحدث المجتمع الدولي معه."
وكان كبير ممثل الادعاء في المحكمة الجنائية الدولية بلاهاي، لويس مورينو أوكامبو، قد طالب في يوليو/تموز باستصدار مذكرة اعتقال بحق البشير، قائلاً إن الرئيس السوداني يحمل "مسؤوليات جنائية" بشأن جرائم مزعومة في دارفور.
ويجادل السودان، إلى جانب جامعة الدول العربية والاتحاد الأفريقي، أن توجيه الاتهام للبشير سيعرض علمية السلام في دارفور للخطر.
وتشير أوساط دولية أن النزاع الذي اندلع منذ سنوات في دارفور أدى إلى مقتل 300 ألف شخص من القبائل الأفريقية المحلية، التي يُعتقد أنها خسرت أراضيها لصالح قبائل عربية في الإقليم، وسط عمليات تهجير أدت لتشريد أكثر من 2.5 مليون شخص.
وأصدرت المحكمة الدولية، التي لا تعترف أي من الولايات المتحدة أو السودان بسلطاتها القضائية، العام الماضي مذكرة اعتقال بحق أحمد هارون، وزير الدولة للشؤون الإنسانية، وعلي كوشيب، قيادي لمليشيات الجنجويد الموالية للحكومة السودانية.
وكان مورينو أوكامبو، قد دعا مؤخراً مجلس الأمن إلى تنفيذ أمر القبض في حال صدور مذكرة بذلك من المحكمة ضد الرئيس السوداني بتهم ارتكاب جرائم ضد الإنسانية وإبادة جماعية وجرائم حرب بإقليم دارفور، محذراً من أن ذلك سيترافق مع تصعيد بالعنف في الإقليم.
وقال أوكامبو، في تقرير قدمه أمام مجلس الأمن الأربعاء إن "الإبادة الجماعية وعمليات الاغتصاب ما تزال مستمرة في مخيمات اللاجئين داخليا،" بالإضافة إلى صعوبة توصيل المساعدات الإنسانية، داعياً المجتمع الدولي إلى عدم "إخفاء الجرائم" و"تجاهل أفعال البشير الإجرامية" على حد تعبيره.
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وشكك مدعي عام المحكمة الجنائية الدولية بعروض المصالحة ووقف إطلاق النار التي تصدر عن الخرطوم قائلاً إن: عروض وقف إطلاق النار تليها الضربات الجوية، وإنكار الاغتصاب والوعد بالعدالة يصاحبه تعذيب الشهود ويجب ألا ندعم هذه الأفعال."
وأضاف قائلا "إن المجتمع الدولي لا يمكن أن يكون جزءا من أي تغطية على جرائم الإبادة الجماعية والجرائم ضد الإنسانية،" غير أنه دعا العالم لأن يكون مستعداً لتصاعد العنف في دارفور إذا ما صدرت المذكرة





Questi Darfuriani che hanno fatto per essere trattati cosi? Una domanda che ci viene in mente ogni volta che vedo il disastro della guerra, che senza RAGGIONE.............................AZIM
Darfur/ Rischio nuove rappresaglie per mandato arresto Bashir
Lo ha detto Ong ad audizione a Camera
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Roma, 10 dic. (Apcom) - "Il procuratore del Tribunale penale nternazionale Luis Moreno-Ocampo, presentando il rapporto semestrale all'Onu, ha ribadito al Consiglio di sicurezza che all'emissione del mandato di arresto per il presidente del Sudan Omer al Bashir potrebbero seguire nuove rappresaglie in Darfur". E' quanto ha ricordato il presidente di Italians for Darfur, Antonella Napolli, durante l'audizione alla Camera nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla violazione dei diritti umani.
"Ocampo ha anche esortato il Consiglio a considerare l'applicazione di sanzioni - ha sottolineato - contro coloro che ritiene responsabili di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità - oltre Bashir le stesse accuse pendono sul ministro per gli Affari umanitari Ahmad Muhammad Harun e il leader dei ribelli musulmani Janjaweed Ali Kushayb - e chi li protegge e li vuole sottrarre al giudizio della Corte.
Italians for Darfur - e tutta la rete di Globe for Darfur che sostiene l'azione del procuratore - in un comunicato chiede che nessun appoggio politico, nessun aiuto finanziario sia fornito a questi soggetti e al governo che rappresentano, per i quali dovrebbero al più presto essere previste le sanzioni auspicate.
"Le prove in possesso dell'Alto magistrato attestano che Bashir - ribadisce Italians for Darfur - abbia orchestrato un genocidio di massa contro le tribù africane dei Fur, Masalit e Zaghawa. Le testimonianze raccolte durante l'inchiesta dimostrano che a marzo del 2003 il presidente sudanese ordinò una serie di attacchi contro le popolazioni delle etnie del Darfur, affermando di non volere prigionieri o feriti ma solo 'terra bruciata".
Secondo Ocampo Al-Bashir ha 'premuto il grilletto' dando il via ai brutali raid nei villaggi che hanno causato la morte immediata di 35mila civili e almeno altri 30mila hanno sofferto una morte lenta. Migliaia di donne e di ragazze sono state vittime di stupri e 2,5 milioni di persone sono state costrette alla fuga e vivono in condizioni precarie, spesso causa di morte, nei campi profughi.
"Ancora una volta, quindi - ha concluso Antonella Napoli - lanciamo un appello alla comunità internazionale chiedendo di non rendersi complice dell'occultamento di questa tragedia e di non sottostare alle pressioni di Khartoum che vorrebbe la sospensione dell'imputazione di Al-Bashir attraverso una risoluzione dell'Onu, invocando l'Articolo 16 dello Statuto del Tribunale penale internazionale. E' giusto oggi celebrare il sessantennale della dichiarazione dei diritti umani, ma è dovere di tutti ricordare che le violazioni in Darfur, come in Birmania e in altri Paesi tormentati del mondo, continuano a essere perpetrate nell'impunità".

Wednesday 10 December 2008

Cricci di guerra!!??





الخرطوم تؤكد حشد قوات في كردفان
اكدت الحكومة السودانية انها ارسلت قوات اضافية الى ولاية جنوب كردفان المضطربة والغنية بالنفط.
وقال الجيش السوداني ان لديه معلومات عن وجود خطط لجماعة متمردة بمهاجمة المنطقة.
وجاء الاعلان الحكومي السوداني عقب اتهام مسؤولين في تلك الولاية الحكومة في الخرطوم بتصعيد الوجود العسكري للجيش في المنطقة خلال الاسابيع الاخيرة.
وقال هؤلاء ان تكثيف التواجد العسكري ينتهك اتفاقية السلام الموقعة في عام 2005 بين جنوب السودان وشماله.
يذكر ان اتفاق السلام هذا وضع نهاية لحرب اهلية بين الاقليمين دامت عشرين عاما.
وقال متحدث باسم الحكومة لوكالة الانباء السودانية الرسمية ان القوات الحكومية عبأت وحدات لوقف ما وصفه بانها "محاولات محمومة من متمردي حركة العدل والمساواة لنقل نشاطاتهم الى ولاية جنوب كردفان".
وتتحدث اشاعات غير مؤكدة انتشرت بين منظمات الامم المتحدة وجمعيات الاغاثة الانسانية عن اقتراب قوة من تلك الحركة من الولاية قبل ما يقرب من ثلاثة أسابيع.
ونقلت وكالة انباء رويترز عن ناطق باسم الحركة الاسبوع الماضي قوله انه لا يستطيع تأكيد او نفي وجود تحرك لمليشيات الحركة باتجاه ولاية جنوب كردفان.
وتقف القوات الحكومية في حالة تأهب خشية حصول تحرك عسكري واسع من مليشيات الحركة، منذ أن شنت هجوما غير مسبوق على الخرطوم في مايو/ ايار الماضي. الصراع على النفط
يذكر ان العلاقة بين شمال السودان وجنوبه ظلت في حالة من التوتر منذ التوقيع على اتفاق السلام الشامل عام 2005.
وكانت من نتيجة هذا التوتر وقوع مواجهات بين القوات لاحكومة وقوات الجيش الشعبي لتحرير السودان، المطالب بحكم ذاتي للجنوب.
وكان آخر تلك المواجهات قد وقع في مايو/ ايار بسبب النزاع على منطقة ابيي الغنية بالنفط التي يدعي كل طرف احقيته بها.
وتشير الارقام الحكومية الى ان معدل الانتاج النفطي في المنطقة يبلغ نحو نصف مليون برميل يوميا، ومن المؤمل ان يرتفع الى 600 ألف العام المقبل.
Questo articolo sopra dice che il governo sta amassando un dispositivo militare per sedure una revolta già stata revelata da fonti del servizio di securezza militare nel su di Kordufan ma il porta voce del governo non ha datto altri chiarimenti.....................................................azim

Thursday 4 December 2008

Nessuno si fida del governo.






منظمات إنسانية: وعود الخرطوم بشأن دارفور جوفاء
جاء في تقرير حول دارفور صدر عن مجموعة من منظمات حقوق الإنسان أن "استمرار الهجمات الحكومية السودانية على المدنيين في دارفور يثبت أن وعود الخرطوم بالسلام هي وعود جوفاء".
وأضاف التقرير قائلا إن الحكومة السودانية تشن حملات عسكرية واسعة ضد مناطق مأهولة لمضايقة نشطاء منظمات الإغاثة.
وكان المدعى العام للمحكمة الجنائية الدولية في لاهاي قد طلب في شهر يوليو/تموز الماضي من قضاة المحكمة إصدار مذكرة اعتقال بحق الرئيس لسوداني عمر البشير بشبهة المسؤولية عن حملة إبادة في دارفور، وهو ما تنفيه الخرطوم.
ويقول التقرير ان الخرطوم تعمل جاهدة لاقناع المجتمع الدولي انها تريد السلام في دارفور في محاولة للضغط على مجلس الأمن الدولي لتجميد قضية اعتقال البشير.
وقد أعلن البشير عن مبادرة سلام جديدة في دارفور، ووافق على اجراء محادثات سلام بوساطة قطرية ووعد بمعاقبة أي شخص يرتكب جرائم في دارفور، ولكن الوقائع على الأرض تتعارض مع ذلك، كما يؤكد التقرير.
ويقول التقرير ان الناحية الوحيدة التي طرأ عليها تحسن هي نشر قوات سلام مشتركة من الأمم المتحدة والاتحاد الافريقي في دارفور.
أما الوضع الانساني والأمني في الإقليم فقد تدهور بشكل كبير في الشهور الأخيرة حسب التقرير.
وقال السفير السوداني لدى الأمم المتحدة عبدالمحمود عبدالحليم ان الهدف الوحيد للنشطاء الأجانب هو "تقويض السلام في السودان لأنهم المستفيدون من ذلك".
كما دحض ما ورد في التقرير. رفض التفاوض
من ناحية أخرى قال أحد زعماء المتمردين الثلاثاء انه يقاوم ضغوطا دولية لحضور محادثات سلام في قطر ، ولكنه تعهد بمقاطعة كل أشكال المفاوضات الى أن يتم نزع سلاح الميليشيات الحكومية وانهاء الهجمات.
وقال عبدالواحد محمد أحمد النور انه يجري مشاورات منتظمة مع مسؤولين في فرنسا حيث يقيم وأنهم يحضونه على المشاركة في محادثات مع الحكومة السودانية.
ولكن نور قال انه مصر على موقفه في عدم التفاوض الى بعودة الأمن الى دارفور.
وقال لرويترز: " يجب أن تكون الخطوة الأولى انهاء النزاع. يجب أن يتقوفوا عن قتل أبناء شعبنا وان ينزعوا سلاح الجنجويد، وأن يقوموا بترحيل من يحتلون أرضنا". موضوع من BBCArabic.com
Mr Abdelwahid Mohamed Nur il reo rebelli contro Khartoum ha detto alla BBC CHE PRIMA DI NEGOZIARE CON IL GOVERNO DI kHARTOUM
1- Fine dell ostelita governativa a Darfur, fermare l'uscisione di nostri fratelli.
2- Disarmari i Jinjaweed.
3- Evacuare che ha occupato nostro terreno.

Opinione :- Khartoum deve almeno fare avanti su questi proposta e con granzia internazionali.
Azim segretario Associazione Arci Darfur Milano