Sudan and conflicts zones.

Sudan and conflicts zones.

Thursday 25 February 2010

War is over...









The war in Darfur is over, says Sudan's al-BashirASHRAF SHAZLY EL-FASHER, SUDAN - Feb 25 2010 07:14
"The war in Darfur is over," Sudan President Omar al-Bashir said on Wednesday in a speech in the war-torn region, adding that 57 members of a key rebel group, 50 on death row, had been freed. Speaking in El-Fasher, the capital of North Darfur state, al-Bashir made the announcement a day after his government and the Justice and Equality Movement (JEM) signed a ceasefire and agreed to work towards a full peace agreement."The crisis in Darfur is finished; the war in Darfur is over. Darfur is now at peace," he said of the seven-year conflict that devastated the region."The combat of arms is over, and the one of development now begins," added al-Bashir, the subject of an arrest warrant from the International Criminal Court for alleged war crimes in Darfur."We need to make more efforts to develop Sudan and Darfur," he said.The prisoners freed on Wednesday represented half of JEM's members in jail, Justice Minister AbdelBasit Sabdarat said outside Kober prison on the outskirts of Khartoum."Today we free 57 people: 50 had been condemned to death, five to prison terms and two who were being investigated," he said.In El-Fasher, al-Bashir confirmed the releases, saying: "We have just freed 50% of those detained" in connection with an unprecedented rebel attack on the capital's twin city of Omdurman in May 2008.The fighting resulted in the deaths of 220 people and the capture of a large number of rebels. Special courts later condemned 105 to death.CONTINUES BELOWAl-Bashir had said the death sentences would be quashed and that 30% of JEM's militants would be freed after the ceasefire deal, which was signed on Tuesday in Doha.Framework agreementSudan and the JEM, Darfur's main rebel group, signed the agreement and a framework accord in the Qatari capital, with a final peace deal due to be signed by March 15.Al-Bashir on Tuesday called the Doha agreement "an important step toward ending war and the conflict in Darfur". On Saturday, the government and JEM representatives inked a framework agreement in Chad proclaiming a "ceasefire" in the seven-year-old conflict.The 12-point provisional deal offered the JEM, long seen as Darfur's most heavily armed rebel group, a power-sharing role in Sudan, where presidential and legislative polls are due in April.The two sides also agreed on Saturday that the JEM would become "a political party as soon as the final agreement is signed between the two parties" by March 15.JEM leader Khalil Ibrahim on Wednesday again urged that the April elections be put back, however, saying that thousands of displaced people would be unable to vote."Our position is to ask for a delay in these elections because there are numerous citizens of Darfur and [the western states of North, South and West] Kordofan who will not be able to take part because they are displaced."However, North Darfur Governor Mohammed Yusif Kibir said: "A postponement of the election would plunge the whole country into darkness. Darfur is ready for the election."The Darfur conflict has claimed about 300 000 lives and displaced 2,7-million people, according to United Nations figures, since it erupted in February 2003. Khartoum puts the death toll at 10 000.Ethnic minority rebels took up arms against Khartoum and state-backed Arab militias, demanding greater access to resources and power.'What peace is it?'The conflict also saw a splintering into small factions of rebel groups, making efforts to seal lasting peace a massive task.The ceasefire with the JEM closed the most active front in Darfur, but smaller rebel groups such as the Sudanese Liberation Army of France-based exile Abdelwahid Nur have refused to talk to Khartoum.On Wednesday, Nur, who lives in France, blasted the truce."What peace is it? A ceremonial peace ... a struggle to get government posts, but one not interested in fundamentals: guaranteeing the security of the population," he told Agence France-Presse by telephone.One of the smaller factions, the JEM-Democracy, also rejected the accord, calling it biased.However, on Tuesday four of the smaller groups announced they were merging to form the Liberation Movement for Justice and also hoped to agree a deal with Khartoum. -- Sapa-AFP
La guerra in Darfur è finita, dice al Sudan al-Bashir Ashraf Shazly el-Fasher, SUDAN - 25 Febbraio 2010 07:14
"La guerra in Darfur è finita", il presidente del Sudan Omar al-Bashir ha detto il Mercoledì in un discorso nella regione dilaniata dalla guerra, aggiungendo che 57 membri di un gruppo chiave ribelle, 50 nel braccio della morte, era stata liberata. Parlando a El-Fasher, la capitale dello stato del Nord Darfur, al-Bashir ha dato l'annuncio il giorno dopo che il suo governo e il Justice and Equality Movement (JEM) hanno firmato un cessate il fuoco e hanno convenuto di adoperarsi per un pieno accordo di pace. "La crisi nel Darfur è finita, la guerra in Darfur è finita. Darfur è ora in pace", ha detto dei sette anni di conflitto che ha devastato la regione. "Il combattimento di armi è finita, e quello dello sviluppo comincia adesso", ha aggiunto al-Bashir, l'oggetto di un mandato d'arresto dal Tribunale penale internazionale per i presunti crimini di guerra nel Darfur. "Abbiamo bisogno di fare ulteriori sforzi per sviluppare il Sudan e del Darfur", ha detto. I prigionieri liberati su Mercoledì rappresentato la metà dei membri del JEM è in prigione, il ministro della Giustizia AbdelBasit Sabdarat ha detto fuori dal carcere Kober, alla periferia di Khartoum. "Oggi abbiamo libero 57 persone: 50 erano stati condannati a morte, da cinque a pene detentive e due che sono stati oggetto di indagine", ha detto. A El-Fasher, al-Bashir ha confermato la stampa, dicendo: "Abbiamo appena liberato il 50% dei detenuti" in connessione con un attacco senza precedenti dei ribelli sulla città gemella della capitale di Omdurman nel maggio 2008. I combattimenti hanno causato la morte di 220 persone e la cattura di un gran numero di ribelli. I tribunali speciali in seguito condannato a morte 105. Continua qui sotto Al-Bashir aveva detto le condanne a morte sarebbe stata annullata e che il 30% dei militanti JEM sarebbe stato liberato, dopo l'accordo di cessate il fuoco, che è stato firmato il Martedì a Doha. Accordo quadro Sudan e il JEM, il gruppo di ribelli del Darfur principale, firmato l'accordo e di un accordo quadro nella capitale del Qatar, con un accordo di pace definitivo dovrebbe essere firmato entro il 15 marzo. Al-Bashir su Martedì ha definito l'accordo di Doha "un passo importante verso la fine della guerra e del conflitto nel Darfur". Sabato scorso, il governo ei rappresentanti JEM firmato un accordo quadro in Ciad proclamare un cessate il fuoco "in sette-anno-vecchio conflitto. 12 punti accordo provvisorio ha offerto il JEM, a lungo considerata come il Darfur più pesantemente armati gruppo ribelle, un ruolo di condivisione del potere in Sudan, dove i sondaggi presidenziali e legislative sono previste nel mese di aprile. Le due parti hanno anche concordato il Sabato che il JEM sarebbe diventato "un partito politico non appena l'accordo definitivo è firmato tra le due parti" entro il 15 marzo. Khalil Ibrahim, leader del JEM il Mercoledì nuovamente chiesto che le elezioni di aprile rinviare, comunque, dicendo che migliaia di sfollati sarebbero in grado di votare. "La nostra posizione è di chiedere per un ritardo in queste elezioni, perché ci sono numerosi cittadini del Darfur e [gli Stati occidentali del Nord, Sud e Ovest] Kordofan, che non sarà in grado di prendere parte perché sono sfollati". Tuttavia, nel nord del Darfur governatore Mohammed Yusif Kibir ha detto: "un rinvio delle elezioni farebbe precipitare l'intero paese nel buio. Darfur è pronto per le elezioni". Il conflitto del Darfur ha sostenuto circa 300 000 morti e di 2,7 milioni di persone, secondo dati delle Nazioni Unite, dal momento che esplose nel febbraio 2003. Khartoum mette i morti sono 10 000. Ribelli delle minoranze etniche hanno preso le armi contro Khartoum e lo stato-backed milizie arabe, chiedendo un maggiore accesso alle risorse e potere. 'Che la pace è?' Il conflitto ha visto anche una frammentazione in piccole fazioni di gruppi ribelli, compiendo sforzi per suggellare una pace duratura di un compito enorme. Il cessate il fuoco con il JEM ha chiuso il fronte più attivi in Darfur, ma i gruppi ribelli minori come il Sudan Liberation Army di Francia a base di esilio Abdelwahid Nur si sono rifiutati di parlare con Khartoum. Il Mercoledì, Nur, che vive in Francia, saltare la tregua. "Che la pace è? Una pace cerimoniale ... una lotta per ottenere posti di governo, ma non si interessa fondamentali: garantire la sicurezza della popolazione", ha detto Agence France-Presse per telefono. Una delle fazioni più piccole, il JEM-Democracy, ha anche respinto l'accordo, definendolo parziale. Tuttavia, il Martedì e quattro i gruppi più piccoli annunciarono la loro fusione per formare il Movimento di Liberazione della Giustizia e anche sperava di concordare un accordo con Khartoum. - Sapa-AFP
ONE SUDAN ONE NATION.......................UNICA NAZIONE UN SUDAN ........................azim
Italians for Darfur: Contingente italiano arriverà a 100 unitàNapoli: Nostra presenza andrà oltre la partecipazione simbolicapostato 1 giorno fa da APCOMRoma, 23 feb. (Apcom) - Il contingente italiano che sarà inviato a sostegno della missione ibrida Unamid delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana dispiegata in Darfur, sarà composto da "100 unità". Lo afferma Antonella Napoli, presidente di "Italians for Darfur", organizzazione promotrice della campagna per il Sudan, in un comunicato."L'anniversario dell'inizio del conflitto in Darfur quest'anno ricorre nei giorni in cui in Parlamento si discute e si approva definitivamente il decreto che rifinanzia le missioni italiane all'estero", sottolinea Napoli. "Per il Darfur, dopo anni di pressione mediatica e istituzionale, siamo felici di constatare che sia previsto un intervento che vada oltre la 'partecipazione simbolica' ottenuta finora. Il contingente che sarà inviato a sostegno della missione 'ibrida' delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana dispiegata nella regione, sarà praticamente centuplicato", aggiunge sottolineando che "la relazione tecnica allegata al provvedimento, già approvato alla Camera, dispone infatti l'invio di 100 unità, a fronte delle tre previste nel precedente testo".Nel settimo anniversario dell'inizio del conflitto in Darfur, e in occasione della discussione per l'approvazione definitiva del decreto che finanzia le missioni italiane all'estero, giovedì prossimo, alle ore 11, nella sala Nassirya di Palazzo Madama, sarà presentato il 'Rapporto Darfur 2009 / 2010' di Italians for Darfur. L'incontro sarà anche occasione per fare il punto sulle continue violazioni dei diritti umani, la censura e la repressione del governo di Khartoum nei confronti degli attivisti e dei giornalisti che provano a raccontare il dramma vissuto da milioni di persone sia nel Sud che nel Nord del Paese. Interverranno il presidente della Commissione Diritti Umani di Palazzo Madama, il senatore Pietro Marcenaro, il portavoce di Articolo 21, Beppe Giulietti, e la presidente di 'Italians for Darfur'. Napoli illustrerà il rapporto annuale sia sulla crisi umanitaria in corso nella regione sudanese, sia sugli scontri e le crescenti tensioni in Sud Sudan in vista delle elezioni di aprile 2010 e del referendum del 2011 che potrebbe sancire l'indipendenza del Sud dal Sudan.
Volevo dire che Italians for Darfur non presentano il governo Italiano come fanno a mandare un unità simbolica questi dicchiarazione non si fanno cosi e si il governo del Sudan rifiuta come già fatto prima EVITARE DICCHIARAZIONE A FRETTATI...............................azim

Monday 22 February 2010

Speriamo che finita.





Monday, 22 February 2010

Ok e fermato il primo patto di Pace


Sudan: firmato l'accordo quadro fra il governo e le organizzazioni anti-governative2010-02-21 20:05:38 criIl 20 febbraio a Khartoum, il consulente del presidente del Sudan, responsabile agli affari del Darfur, Ghazi Salaheddin, ha annunciato che lo stesso giorno il governo sudanese e le organizzazioni locali anti-governative del Darfur hanno firmato a N'djamena, capitale del Ciade, l'accrodo quadro "movimenti giusti e paritari".Salaheddin ha dichiarato che, secondo l'accordo quadro, le due parti terrano subito i negoziati sul cessate il fuoco, e si prevede che fra qualche giorno le due parti firmerano a Doha un accordo formale sulla tregua. Egli ha aggiunto che dopo la firma dell'accordo, le due parti apriranno i negoziati completi e che prima del 15 marzo raggiungeranno un accordo finale di pace, e successivamente apriranno le elezioni generali.Salaheddin ha affermato che l'accordo non trascura le altre organizzazioni anti-governative che partecipano ai negoziati di pace a Doha e promuoverà e accelerà la pacificazione.17:55 20/02/10Darfur: accordo tra governo Sudan e ribelli del JemIl governo sudanese e i ribelli Movimento Giustizia ed Uguaglianza (Jem) del Darfur hanno siglato un accordo che prevede il cessate il fuoco e l'avvio di negoziati di pace. Lo ha annunciato il presidente sudanese, Omar Hassan al-Bashir, intervenendo alla tv di Stato. La notizia è stata confermata anche dai ribelli.L'accordo è stato siglato a N'Djamena, e verrà controfirmato martedì a Doha alla presenza del presidente sudanese e del suo omologo del Ciad, Idriss Deby, che ha svolto un ruolo di mediazione tra i ribelli ed il governo di Khartoum.Il cessate il fuoco è già operativo, ed i leader del Jem hanno ordinato ai loro uomini di interrompere ogni attività militare.Il conflitto in Darfur, stima l'Onu, ha causato sino ad oggi almeno 300.000 morti e 2,7 milioni di rifugiati.السودان : توقيع الاتفاق الإطاري بين الحكومة والمنظمات المناهضة للحكومة 2010-02-21 20:05:38 القطن في 20 شباط / فبراير في الخرطوم ، ومستشار رئيس جمهورية السودان ، والمسؤولة عن شؤون دارفور ، وقال غازي صلاح الدين ، وأعلن أن اليوم نفسه ، فإن الحكومة السودانية والمحلية لمكافحة المنظمات غير الحكومية في دارفور وقعت في نجامينا ، عاصمة تشاد الإطار accrodo "عادل وحركات المساواة. وقال صلاح الدين إنه وفقا لاتفاق الإطار ، فإن الطرفين عقد على الفور في مفاوضات بشأن وقف اطلاق النار ، وأنه من المتوقع أن في غضون بضعة أيام وسوف يوقع الجانبان على اتفاق رسمي على هدنة الدوحة. وأضاف أنه بعد التوقيع على الاتفاق ، سيكون كل من الطرفين فتح مفاوضات كاملة ، وذلك قبل 15 آذار / مارس الذي توصل الى اتفاق سلام نهائي ، ومن ثم فتح في الانتخابات العامة. وقال صلاح الدين ان الاتفاق لا تهمل منظمات أخرى مناهضة لحكومة المشاركة في مفاوضات السلام في الدوحة وسيتم تعزيز وتسريع عملية السلام. 17:55 20/02/10 دارفور : اتفاق بين الحكومة السودانية ومتمردي حركة العدل والمساواة الحكومة السودانية وحركة العدل والمساواة المتمردة (حركة العدل والمساواة) في دارفور قد وقعا اتفاقا ينص على وقف لاطلاق النار وبدء مفاوضات السلام. هذا ما صرح به الرئيس السوداني عمر حسن البشير الذي كان يتحدث الى التلفزيون الرسمي. وتم تأكيد الخبر من قبل المتمردين. ووقع الاتفاق في نجامينا وسوف تتم معادلتها الثلاثاء في الدوحة في حضور الرئيس السوداني عمر البشير ونظيره التشادي ادريس ديبي ، الذي لعب دور الوسيط بين المتمردين وحكومة الخرطوم. وقف إطلاق النار هو بالفعل التنفيذية ، وزعيم حركة العدل والمساواة قد أمرت رجالهم لوقف جميع الأنشطة العسكرية. الصراع في دارفور ، وتشير تقديرات الامم المتحدة ، وقد تسبب حتى الآن ما لا يقل عن 300،000 حالة وفاة و 2.7 مليون لاجئ.Bene ora fatti tutto per smontare quelli tende di sfollati vergonose e consegnati loro terreni secuesrtrate da che sia ? ............................ azim

Saturday 20 February 2010

News fun and wisdom!!!!!


News fun and wisdom,

Stalin makes a Moscow come back !!!
Dictator celebrated for his role in defeating Hitler. On may 9th the defeat of German Nazi to mark the 65th anniversary.
Nicole Minetti, “THIS IS VERY FUNNY LIKE AFRICAN LEADERS ALSO THEY DO IT”
Recently qualified as an oral hygienist, treated the prime minister after his teeth were damaged in an attack last year. A former dancer has no political experience – a part from helping to fix Silvio Berlusconi teeth.
News divertente e saggezza,Stalin fa una mosca tornato!Dittatore celebrato per il suo ruolo nella sconfitta di Hitler. Il 9 maggio la sconfitta della Germania nazista per celebrare il 65 ° anniversario.

Nicole Minetti, "Questo è molto divertente come i leader africani ANCHE lo fanno"Recentemente qualificato come un igienista orale, trattati con il primo ministro, dopo i suoi denti sono stati danneggiati in un attentato lo scorso anno. Un ex ballerina non ha alcuna esperienza politica - da una parte contribuire a risolvere i denti Silvio Berlusconi.

Tuesday 16 February 2010

Bambini soldati!!!!



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Quei bambini soldato Uno di loro si racconta -->
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Inviato da redazione il Lun, 15/02/2010 - 17:45

Giuliano Rosciarelli

INTERVISTA. La drammatica testimonianza di John Onama, guida dell’esercito ugandese quando aveva 14 anni. Ora vive e lavora a Padova, dove insegna Europrogettazione alla facoltà di Scienze politiche. Ha 44 anni ma non può dimenticare quanto ha vissuto: «Ancora oggi faccio fatica a sognare un mondo perfetto, come facevo quando ero piccolo. Credo nella possibilità del cambiamento ma vado avanti giorno per giorno. Non riesco a guardare lontano».
A quattordici anni già conosceva la morte, guidava un plotone di 70 soldati, scovava ribelli nelle immense campagne ugandesi. Sapeva smontare e rimontare un kalashnikov in pochi minuti, sparare e nascondersi, ma non ha mai dimenticato che quella non era la sua vita e che prima o poi tutto sarebbe finito. John Baptist Onama è solo uno dei tanti bambini vittime dei conflitti che insanguinano le terre africane. Strappato dalla sua vita e diviso dalla famiglia venne “reclutato” per fare da guida al Terzo plotone della 13esima Brigata compagnia C dall’esercito governativo, una squadra nata per scovare i ribelli che si nascondevano nei campi fuori della città di Moyo, in Uganda a cinque chilometri dal confine con il Sudan.Era il 1979 e un colpo di Stato aveva da poco destituito il dittatore Amin (che a sua volta aveva fatto cadere il governo guidato da Milton Apollo Obote). Al governo del Paese si era insediata la Coalizione provvisoria nazionale presieduta da Yusuf Lule. Le tensioni interne, tuttavia, non si erano attenuate e il 13 maggio 1980 un nuovo colpo di Stato militare riportò al potere Obote, costretto comunque a fronteggiare diversi gruppi di guerriglia, fra cui le milizie ancora fedeli ad Amin. John ora ha 44 anni, vive e lavora a Padova dove insegna Europrogettazione alla facoltà di Scienze politiche. Come sei entrato a far parte dell’esercito?Nel 1979 con il colpo di Stato che pose fine alla dittatura di Amin scappai con la mia famiglia in Sudan. Mio padre era un politico durante la prima Repubblica nata dopo l’indipendenza. Dopo alcuni mesi passati in un campo profughi, sono voluto ritornare in Uganda per finire le scuole. La situazione sembrava normalizzata. Mio padre e mia madre rimasero in Sudan, io fui accolto da un’amica di famiglia. Dopo nemmeno un anno, scoppiò un nuovo conflitto. Nessuno si poteva salvare, i soldati entravano nelle case e facevano razzia di ogni cosa, per le strade c’erano morti ovunque. Durante una retata venni scovato insieme a mio fratello nella soffitta della casa in cui vivevo. I soldati ci risparmiarono la vita solo perché conoscevamo bene il territorio e a loro servivano delle guide. Venni portato nel quartier generale, interrogato e addestrato per tre giorni alla guerra. Il kalashnikov è un’arma facile da utilizzare anche per un bambino. Siete stati maltrattati? Non fisicamente. Più che altro fu una violenza psicologica. Quando ci hanno catturato, ci dissero che ci avrebbero fucilato. Non abbiamo pensato nemmeno un minuto a un bluff. C’erano cadaveri ovunque, nelle strade, nelle case, era in atto una guerra di pulizia etnica e quindi non c’era molto da scegliere. Sei stato coinvolto in azioni di guerra? Hai mai dovuto sparare? È il prezzo che si deve pagare per sopravvivere. Il mio plotone era nato per scovare i ribelli di Amin che si nascondevano nelle campagne e facevano agguati continui. In quei casi non hai molte alternative: o vivi o muori. Le guerriglie venivano combattute da gruppi di 5-6 persone, o anche di 2-3 a volte. Eravamo spesso sotto il tiro dei cecchini annidati nella foresta. Quanto è durato il tuo reclutamento? In tutto circa due anni, ma non continuativamente. Un primo periodo è durato circa un mese, da metà ottobre del 1980 a metà novembre. Il mio compito era scovare tracce nei sentieri. Si partiva la mattina molto presto, perché gli attacchi dei ribelli coincidevano con il suono delle campane. Allora si partiva prima, si seguiva quello che riuscivamo a captare, si pattugliava il perimetro dell’area e si andava avanti fino all’ora di pranzo, poi c’era una piccola pausa pranzo, riposo al pomeriggio, poi si ripartiva fino a sera. Prima del tramonto del sole si trovava un posto per dormire. Dopo fui rispedito al quartier generale dove facevo vita da caserma anche se non ero ufficialmente arruolato e non percepivo alcuno stipendio. Ricominciai a studiare presso la missione dei comboniani. Provai a fuggire nuovamente in Sudan dalla mia famiglia ma fui ripreso dall’esercito e rispedito al quartier generale. E poi? Mi fu affidato un compito diverso: dovevo sorvegliare l’attraversamento del Nilo dove c’era un traghetto, che era l’unico modo di comunicazione tra la sponda occidentale e orientale. Il quartier generale era sulla sponda orientale e questo metteva un po’ a rischio i rifornimenti. C’erano pattugliamenti nelle vicinanze. Questa seconda esperienza è durata da marzo fino ad agosto del 1981. Perché usano i bambini? Le motivazioni sono diverse caso per caso. In generale però bisogna dire che obbligare i bambini a fare la guerra è più facile che usare gli adulti. I bambini si abituano subito alle situazioni. Se ne danno una giustificazione e non avendo strumenti per capire o persone vicine, quella per loro diventa la normalità. Non avendo alternative quello che ti viene presentato ogni giorno davanti agli occhi pensi sia la vita reale. Pensi che ciò che stai facendo sia giusto. Addirittura ti senti importante. Io fortunatamente non ho mai dimenticato che quello non era il mio posto e che prima o poi ne sarei uscito. È possibile farsi delle amicizie in quei contesti?Noi guide eravamo molto considerate dai soldati. In più occasioni il nostro intuito e la conoscenza del territorio hanno salvato molte vite, per questo eravamo trattati piuttosto bene. In alcuni momenti arrivi quasi ad amare i tuoi “carcerieri” e quando qualcuno di loro muore provi anche dolore. Come ci si abitua alla morte? Per noi africani non c’è bisogno di una guerra per capire la morte. Da noi si muore presto per qualunque cosa. La morte diventa parte integrante della vita. Più difficile è abituarsi alla violenza. A quella non ci si abitua mai. Come sei riuscito a fuggire?Sono andato via dall’Uganda nel 1989 grazie all’aiuto dei padri comboniani. Sono stato prima accolto in una famiglia italiana poi ho cominciato a lavorare e a guadagnare i soldi per proseguire gli studi e laurearmi. E la tua famiglia?Fino a poco prima di arrivare in Italia non avevo visto più nessuno. Ai miei genitori era stato detto che eravamo tutti morti. Ma ora mio padre non c’è più e mia madre è ancora in Sudan. Sono passati trent’anni. Come si supera una storia come questa? Non sono mai riuscito a superarla veramente. Ancora oggi faccio fatica a sognare un mondo perfetto, come facevo quando ero piccolo. Credo nella possibilità del cambiamento ma vado avanti giorno per giorno, dando importanza alle piccole cose. Non riesco a guardare lontano. In questo mio percorso mi ha molto aiutato la fede. Come hai fatto a dare un senso a quanto accaduto? Utilizzando la mia esperienza come una occasione per aiutare il mio Paese e l’Africa. Vado in giro a raccontare cosa accade in quelle terre sensibilizzando l’Occidente, mettendolo di fronte alle sue responsabilità. Non è stato facile. Per vent’anni non ho mai parlato di quanto accaduto. Nessuno conosceva la mia storia. Ancora oggi, quando mi trovo a parlare di fronte a una platea, spesso faccio fatica.
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Anche in Darfur il Jem ha usato bambini.......................................azim

Thursday 11 February 2010

News of Sudan.


Sudan: miglioramento delle relazioni con il Ciad favorisce il processo di pace nel Darfur
2010-02-11 19:32:48 cri
Il 10 febbraio a Doha, capitale del Qatar, il consulente del presidente sudanese, Ghazi Salaheddin El-Atabani, ha affermato che il costante miglioramento delle relazioni tra Sudan e il suo vicino Ciad è favorevole al processo di pace nella regione di Darfur.
Salaheddin, responsabile del problema di Darfur, ha affermato che la visita del giorno 8 del presidente del Ciad, Idriss Deby, in Sudan, non solo costituisce un punto di svolta delle relazioni tra i due paesi, ma svolge un positivo ruolo per la sicurezza e lo sviluppo della regione del Darfur e la sistemazione dei sfollati a seguito dei conflitti.
La parte orientale del Ciad confina con la regione del Darfur situata ad ovest del Sudan. Negli ultimi anni i due paesi hanno accusato reciprocamente la controparte di aver causato i tumulti nella regione e sostenuto le forze armate ribelli che tentavano di rovesciare i propri governi, provocando un costante tensione nelle relazioni tra i due paesi. L'8 febbraio del mese corrente il presidente del Ciad ha compiuto la prima visita sin dal 2004 nel Sudan e ha tenuto un colloquio con il presidente sudanese Aminu Bashir Wali.


News and fun and wisdom


An offer from the SPLA to Sudanese government that if the south split from the north, this is when the 2011 the referendum will take place. The oil wells will be on the south territories so the government of the south will continue to divide the oil revenue 50% to 50%
75% of Sudan’s proven reserves of 6.3 bn barrels are in the south.
The pipeline that carries the oil to export terminals and refineries runs through the north.
Sudan produce 500.000 barrels of oil a day earning $ 8 bn (5.8bn euro, 5.1bn £)
http://www.ft.com/africa/


South Africa
Feb 11th 1990 Nelson Mandela walk out of prison “Victor Verste” in Robin Island.
He had been locked up for 27 years in tiny cell.

Famous words
Desmond Tutu
“Look around you look at all the colours we are the Rainbow People”.
There is no firebrand thinking for revenge and ranc

Saremo in Bit al Padiglione 6, Stand A93-B94


Il Sudan per la prima volta alla Bit
Mercoledì, 10 Febbraio 2010

di Cinzia Berardi - Mercoledì, 10 Febbraio 2010


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Il Sudan sarà presente per la prima volta in Bit (padiglione 2 World, stand G20-H21) con una delegazione guidata da Joseph Malwal Dong, ministro del turismo e dell’ambiente, Alier Deng Ruai Deng, ambasciatore del Sudan in Italia e Muawia Eltoum Elamin Elbukhari, ministro plenipotenziario dell’ambasciata del Sudan in Italia. Lo stand sarà condiviso con la società The Italian Tourism Co., land operator italo-sudanese del tour operator milanese I Viaggi di Maurizio Levi, che promuove e organizza itinerari turistici nel Paese e gestisce le uniche due strutture ricettive di livello europeo al di fuori della capitale Khartoum, vale a dire la Nubian Rest House di Karima nell’area archeologica del Jebel Barkal e il campo tendato fisso di Meroe nell’omonima zona archeologica, entrambe basi di partenza per viaggi e spedizioni alla scoperta dell’antica regione della Nubia sudanese.

Tuesday 9 February 2010

Peace now !!!!!




08/02/2010
Sudan, storica visita del presidente del Ciad per raggiungere la pace in Darfur
Per la prima volta dal 2004, Idriss Deby incontra Al Bashir
Il presidente del Ciad Idriss Deby è atterrato nel Sudan per la prima volta dal 2004. Una storica visita che ha come tema centrale i colloqui di pace sulla martoriata regione del Darfur. I due paesi hanno combattuto per molti anni lungo il comune confine intorno al Darfur. La visita di Deby ha colto di sorpresa l'establishement di Khartoum, che ha sempre accusato il Ciad di sostenere i gruppi ribelli della regione in guerra. Stessa accusa dal Ciad al Sudan, accusato di sostenere le milizie armate dell'ovest del Ciad. Gli analisti hanno sempre sostenuto che i ribelli fungevano da linea di difesa extra per entrambi i paesi, una politica che però ha gravato ulteriormente sui drammatici problemi umanitari delle due zone.
Ad accogliere il presidente Deby, Omar al-Bashir, suo omologo sudanese. Una visita, questa, che comunque arriva dopo chiari segnali di distensione fra N'Djamena e Khartoum. Lo scorso mese i due paesi hanno firmato un accorto per mettere in sicurezza il confine. E, a differenza di molti altri tentativi rimasti sulla carta, questo trattato ha già dato i suoi primi frutti: una forza congiunta di 1500 uomini dispiegata lungo la frontiera.
L'incontro Deby- al Bashir, dunque, potrebbe far fare passi da giganti a questo nuovo corso. I due paesi restano ancora molto diffidenti l'uno verso l'altro, ma il fatto che la stabilità di entrambi dipenda da una pace vera e duratura sta portando i due leader a ravvedimenti e grandi gesti.Intanto, secondo stime delle Nazioni Unite, trecentomila persone sono morte in Darfur dall'inizio del conflitto, nel 2003. Una cifra non condivisa, però, da Khartoum che la definisce gonfiata per ragioni politiche.





Peace Reporter
Sudan, Lega Araba definisce inaccettabile decisione Cpi di riaprire procedimento contro Bashir
postato 20 ore fa da PEACE REPORTER
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In una nota diffusa nel fine-settimana dal Cairo, i 22 paesi della Lega Araba ribadiscono che l'azione della Cpi "ostacola gli sforzi arabi e africani per promuovere il processo di pace in Sudan" - La Lega Araba ha definito inaccettabile la recente decisione dei magistrati d'Appello della Corte penale internazionale (Cpi) di riaprire il procedimento contro il presidente sudanese, Omar Hassan el Beshir, per "genocidio". In una nota diffusa nel fine-settimana dal Cairo, i 22 paesi della Lega Araba ribadiscono che l'azione della Cpi "ostacola gli sforzi arabi e africani per promuovere il processo di pace in Sudan". L'agenzia di stampa Misna riferisce che l'organismo panarabo avrebbe convocato una riunione straordinaria interamente dedicata al Darfur che si terrà il 14 febbraio a el-Fasher, capitale del Nord Darfur. E' proprio qui, in uno dei tre stati che compongono l'omonima regione occidentale sudanese, che dal febbraio 2003 un conflitto interno sta provocando una grave crisi umanitaria. La critica della Lega Araba si unisce a quella dell'Unione Africana, che venerdì aveva definito dannosa per la pace l'ultima decisione della Cpi sulla vicenda Beshir. Il giorno prima che i magistrati della Corte penale internazionale si esprimessero sulla possibilità di valutare nuovamente un'incriminazione per genocidio del presidente Beshir, Unione Africana e Lega Araba avevano anche proposto un emendamento allo Statuto di Roma, atto costitutivo della Cpi, chiedendo un ruolo dell'Assemblea generale dell'Onu (e non solo del più ristretto Consiglio di sicurezza) nelle questioni della Corte. Unione Africana, Lega Araba e Movimento dei paesi non allineati hanno da sempre giudicato inopportuno il procedimento giudiziario avviato dalla Cpi contro il presidente sudanese in carica proprio in un momento così delicato della storia sudanese come quello attuale. Tante le questioni aperte: i colloqui di pace per il Darfur, le elezioni presidenziali ad aprile e il referendum sull'autonomia del Sud il prossimo anno. Si tratterebbe infatti di un processo più dettato da logiche politico-economiche di alcune potenze internazionali che da una vera volontà di giustizia. Le accuse della Cpi, secondo questi organismi sovranazionali, rischiano di far saltare la delicata situazione sudanese.
La pace depende anche dell Movimenti di liberazione non solo governo Sudanese insomma che soffre la guerra sta sotto la tenda non in ufficio................................azim

Monday 8 February 2010

Sudan Unpaese unico non dividibile----




Darfur,a marzo conferenza in Egitto
Annuncio ministo degli Esteri del Cairo
L'Egitto ospiterà il 21 marzo una conferenza per la ricostruzione della regione sudanese del Darfur, devastata dalle violenze e dalla guerra civile. Ad annunciarlo il ministero degli Esteri egiziano, Ahmed Abdul Gheit, al termine di un incontro con il segretario generale della Conferenza Islamica, Ekmeledin Ehsanoglu, il quale si è felicitato per ''il ruolo giocato dall'Egitto nel sostenere il Sudan e proteggere la sua integrità territoriale''.


sabato, febbraio 06, 2010
Il Sudan è uno dei piu' importanti Paesi esportatori di grano e sorgo, ma in Sud Sudan e Darfur cresce il numero di chi ha fame.
di Mauro A. per Italians for Darfur ONLUS

Il World Food Programme (WFP) delle Nazioni Unite ha fatto sapere che il numero delle persone dipendenti dagli aiuti alimentari internazionali è cresciuto in Sud Sudan di ben quattro volte nell'ultimo anno, passando da 1 milione di persone a 4,3 milioni, a causa di conflitti e siccità.
Circa 50,000 tonnellate di sorgo e alimenti di origine vegetale verranno dislocati in Sud Sudan e si aggiungeranno alle derrate già in distribuzione in tutto il Sudan, come in Darfur, per sostenere oltre 11 milioni di persone non autosufficienti, nell'ambito di uno dei piu' grandi progetti di asssistenza alimentare realizzati al mondo.

BBC Arabic

آخر تحديث: الاثنين, 8 فبراير/ شباط, 2010, 03:27 GMT
الرئيسان السوداني والتشادي يجتمعان في الخرطوم
اجتمع الزعيمان السوداني عمر حسن البشير والتشادي ادريس دبي يوم الاثنين في العاصمة السودانية الخرطوم.
وبحث الزعيمان مشكلة اقليم دارفور وسبل تهدئة التوتر القائم منذ سنوات بين الدولتين.
كان قرار الرئيس التشادي إدريس ديبي بالمجيء إلى الخرطوم مفاجأة على ما يبدو حتى لعدد من كبار المسؤولين السودانيين.
وكان البلدان قد دأبا على اتهام بعضهما البعض بإيواء ومساعدة الجماعات المتمردة في كل منهما، وانهار العديد من اتفاقات السلام التي وقعت بينهما بعد اشتعال القتال على الحدود بين الدولتين.
وفي يوليو/ تموز رفع السودان شكوى امام مجلس الامن الدولي بعد غارات شنها الطيران التشادي على اراضيه واقر التشاديون بانهم قصفوا مواقع للمتمردين التشاديين يقيمون قواعدهم الخلفية في دارفور.
ويعتقد أن بعض الجماعات المتمردة التي تساهم في استمرار النزاع المسلح في اقليم دارفور في غرب السودان يتم تمويلها من تشاد.
على قدم المساواة تقول تشاد ان الخرطوم تساعد المسلحين المتمركزين في أقاليمها الشرقية.
ويقول محللون ان المتمردين يعملون بوصفهم خطا اضافيا للدفاع عن كل بلد، ولكنهم يضيفون أن هذا المزيج السام يزيد من تفاقم المشاكل الإنسانية في كل من دارفور وشرق تشاد.
وتأتي زيارة الرئيس ديبي بعد ظهور بعض المؤشرات على تحسن العلاقات.
وكانت الدولتان وقعتا في الشهر الماضي اتفاقا يهدف الى تعزيز الاجراءات الامنية على الحدود.
وعلى العكس من الاتفاقات السابقة فقد حددت هذه الاتفاقية بعض الخطوات العملية التي يتعين اتخاذها منها أن توضع القوات المشتركة تحت قيادة سودانية لمدة ستة أشهر حسبما افادت وكالة الأبناء السودانية، وستعمل من اجل تحقيق الاستقرار الأمني في المنقطة.
وقالت وزارة الخارجية الامريكية إن تطبيع العلاقات بين السودان وتشاد يعد عنصرا أساسيا لدفع محادثات السلام في دارفور قدما.


Ultimo aggiornamento: Lunedi شباط February 8, 2010, 03:27 GMTPresidenti del Ciad e del Sudan si incontrano a KhartoumI due leader hanno incontrato il presidente sudanese Omar al-Hassan al-Bashir e il suo omologo ciadiano Idriss Deby sulla Lunedi nella capitale sudanese Khartoum.I due leader hanno discusso il problema del Darfur e le modalità per calmare le tensioni in anni tra i due paesi.La decisione di Presidente ciadiano Idriss Deby a Khartoum per venire a quello che sembra sorprendere anche per un certo numero di alti funzionari sudanesi.I due paesi hanno personalizzato per accusano a vicenda di nutrire e assistere gruppi di ribelli in ciascuno, sono crollati e molti degli accordi di pace firmati tra loro dopo lo scoppio dei combattimenti al confine tra i due paesi.Nel luglio del Sudan sollevare un reclamo dinanzi al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, dopo le incursioni aeree in territorio ciadiano e ammesse hanno bombardato le postazioni dei ribelli ciadiani ciadiani vivono basi posteriore in Darfur.Si ritiene che alcuni gruppi di ribelli che contribuiscono al perdurare del conflitto armato nella regione del Darfur nel Sudan occidentale, da finanziare con il Ciad.Su un piano di parità Ciad dice Sudan sta aiutando gli insorti nei territori orientali.Gli analisti dicono che i ribelli stanno operando come un'ulteriore linea di difesa per ciascun paese, ma aggiunge che questa miscela tossica aggravare i problemi umanitari in Darfur e sia Ciad orientale.La visita viene dopo il presidente del Ciad, l'emergere di alcuni indicatori di un miglioramento delle relazioni.I due paesi hanno firmato un accordo il mese scorso volto a rafforzare le misure di sicurezza alla frontiera.In contrasto con gli accordi precedenti, la presente Convenzione ha individuato alcune misure concrete da adottare, compresi i prelievi forze congiunte sotto la guida del Sudan per sei mesi, secondo l'agenzia di bambini del Sudan, e si adopererà per raggiungere la sicurezza e la stabilità nella regione.L'Unione Sportiva del Dipartimento di Stato che la normalizzazione dei rapporti tra il Sudan e il Ciad è un elemento essenziale per il pagamento dei colloqui di pace sul Darfur in avanti.

Saturday 6 February 2010

NEWS OF darfur

SUDAN: ITALIANS FOR DARFUR, SI PONGA FINE A QUERELLE SU GENOCIDIO
(AGI) - Roma, 4 feb. - "L'eterna querelle sul 'genocidio si', genocidio no' in Darfur ha ormai raggiunto livelli grotteschi". Dopo che ieri la Corte penale internazionale dell'Aja ha riaperto il fascicolo sul presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir, su cui pende un'accusa di genocidio 'congelata' da un ricorso per insufficienza di prove, sul caso e' intervenuta l'organizzazione promotrice della campagna per la difesa dei diritti umani in Sudan, Italians for Darfur'. "I giudici d'appello della Corte penale internazionale dell'Aja", si legge in una nota dell'organizzazione, "hanno annullato la decisione della Corte che aveva respinto la richiesta di incriminare il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir, gia' ritenuto responsabile di crimini di guerra e crimini contro l'umanita', anche per genocidio. Il reato piu' grave non fu contestato per insufficienza di prove. Non bastarono i 90mila morti sotto le bombe dell'esercito di Khartoum e degli attacchi incendiari dei Janjaweed (le sole milizie avrebbero trucidato 35mila tra Fur, Masalit e Zaghawa) e le oltre 200mila vittime della crisi umanitaria scaturita dal conflitto, che negli ultimi sette anni e' andata sempre peggiorando fino a cristallizzarsi nell'inefficacia di oggi degli aiuti sul campo". In quell'occasione, riferiscono da Italians for Darfur, "le contestazioni del procuratore Moreno Ocampo furono ritenute eccessive. Oggi i giudici d'appello affermano che l'esclusione di quel reato e delle relative prove fu 'un errore giuridico'. E noi ci chiediamo: fu errore giuridico o politico?". "Che il termine 'genocidio' abbia sempre destato forti imbarazzi", sottolinea l'organizzazione, "anche in quanti non abbiano mai negato ne' contestato le responsabilita' del presidente sudanese, e' ormai fatto noto. Il dubbio che il 'clima' pre-emissione del mandato di arresto abbia 'influenzato' la decisione della Corte e' dunque giustificato". Conclude la nota: "Ci auguriamo che i giudici chiamati ora a stabilire se aggiungere il reato di genocidio alle accuse che gia' includono sette capi d'imputazione per crimini di guerra e contro l'umanita' tra cui omicidio, sterminio, tortura e stupro, possano esprimersi serenamente e riescano a porre fine a questa assurda querelle avviando cosi' un percorso che porti a una vera giustizia per il popolo 'martire' del Darfur". Red/Gav

Reply to Youssif Ishag.



This is a reply to Sayed Youssif Ishag,
My political ideas are clear to every body and my generation use the supeficialy leftist language of multiculuralism and post - colonialism to imply that human rights are a modern version of imperialism which westerens impose on societies that do not need them.
Your carisma and oratorial brilliance could not persuade to insult old man like me we respect each other be caution to that..............................................Abdelazim
Questa è una risposta a Sayed Youssif Ishag,
Le mie idee politiche sono chiare: ad ogni corpo e la mia generazione di usare il linguaggio supeficialy di sinistra di multiculuralism e post - colonialismo significa che i diritti umani sono una versione moderna di imperialismo, che westerens imporre alle società che non ne hanno bisogno.Il vostro carisma e brillante oratorio non poteva convincere a insultare vecchio come me, ci rispettiamo reciprocamente ............................ .................. Abdelazim

Tuesday 2 February 2010

Cinese 50% ma europei 80%




01/02/2010


La Terra in svendita
I terreni fertili di Africa, Asia, Sud America sono nel mirino di paesi ricchi, potenze emergenti e multinazionali. Una caccia alla terra tanto per esigenze di sicurezza alimentare quanto per questioni di profitto come spiega Franca Roiatti ne “Il nuovo colonialismo”.
Franca RoiattiIl nuovo colonialismo. Caccia alle terre coltivabiliUniverstà Bocconi editore, 2009191 pagine, 15 euro
Venti milioni di ettari, l’equivalente dell’Italia fino a Napoli: secondo una stima approssimativa, sarebbe la terra coltivabile che, solo negli ultimi due anni, “è oggetto di accordi tra paesi o dell’interesse di fondi di investimento e aziende private”, spiega Franca Roiatti ne Il nuovo colonialismo. Caccia alle terre coltivabili (Università Bocconi editore, 2009, pagg. 191, 15 euro). Una terra che per i governi di alcuni paesi, come Cina, India, Arabia Saudita significa il futuro della propria sicurezza alimentare, ma che per fondi e aziende vale la possibilità di cavalcare il nuovo business verde dei biocarburanti. In mezzo, tra governi e privati, una massa di contadini che rischiano di essere privati della terra che dà loro la sussistenza per un pugno di promesse.
Un “Risiko della terra”, dunque, che agli occhi di molti appare come una nuova forma di colonialismo e del quale il volume di Franca Roiatti ricostruisce con taglio giornalistico gli attori e i molteplici interessi in gioco.
Ci sono i paesi ricchi di risorse ma poveri di terreni, che guardano con apprensione al loro futuro alimentare. Secondo le stime della Fao, nel 2050 la popolazione mondiale arriverà a 9 miliardi e bisognerà aumentare del70% la quantità di cibo prodotta. Ciò significa almeno 1 miliardo di tonnellate in più di cereali. Una sfida resa ancor più ardua dai cambiamenti nella dieta delle popolazioni in via di sviluppo: “Oggi un cinese mangia 54 chili di carne all’anno, 20 anni fa erano 25”, scrive Roiatti. “Per far fronte a questo ritmo, nei prossimi 20 anni il colosso asiatico dovrà allevare 200 milioni di porci in più”, alimentandoli con i cereali. E non ce la farà pur essendo il secondo produttore al mondo di maiali. Poi c’è l’India, che nel 2030 diventerà più popolosa della Cina, e che al pari del Dragone si trova già oggi a fronteggiare anche un elevato rischio idrico causato dallo sfruttamento e dall’inquinamento. Ma ci sono anche i paesi come l’Arabia Saudita e il Qatar, che hanno la potente leva dei petrodollari da usare per ottenere le terre.
E se da un lato ci sono governi che, almeno in apparenza, cercano terra per garantire la sicurezza alimentare dei propri cittadini, dall’altro ci sono fondi e multinazionali a caccia di profitti attraverso l’agrobusiness: “Sebbene manchino dati consolidati”, spiega l’autrice, “il ritmo al quale fondi e società stanno investendo nella terra è considerevole. Negli ultimi anni, oltre 120 accordi e progetti che assommano a diverse decine di miliardi di dollari”. Società, come la coreana Daewoo Logistics, che ottengono gratis dal governo del Madagascar 1,3 milioni di ettari per le proprie coltivazioni intensive (la vicenda, emersa a livello internazionale, ha poi alimentato la rabbia popolare sfociata in un colpo di stato), o Africa BioFuel, costola di una multinazionale norvegese, che con la connivenza di alcuni potenti locali è quasi riuscita nell’intento di sottrarre “con l’impronta del pollice di un capo villaggio analfabeta, 38.000 ettari di terra ad Alipe” in Ghana.
Già, l’Africa. È su questo enorme continente che si gioca la partita più importante del nuovo colonialismo. La Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Africa (Uneca) ha quantificato in 733 milioni gli ettari di terra arabile, dei quali meno del 4% sarebbe sfruttato. Un patrimonio enorme, che purtroppo i poverissimi paesi africani, come l’Etiopia, ma anche quelli meno poveri, come il Kenya o la Tanzania, non esitano a svendere, soggiacendo più o meno consapevolmente a contratti spesso oscuri e poco tutelativi, pur di attrarre investimenti stranieri e con essi la promessa della costruzione di infrastrutture. Ne è l’esempio il Sudan, dove “mentre 2,5 milioni di profughi del Darfur sopravvivono con gli aiuti umanitari, il paese esporta prodotti agricoli tra i quali gli alimenti base della dieta sudanese”, scrive Roiatti. Interessi commerciali, è il dubbio, a scapito dell’agricoltura di sussistenza di milioni di piccoli coltivatori.
Ma se gli interessi in gioco sono molteplici e complessi, come rendere il fenomeno della vendita della terra, che ha i contorni del neocolonialismo, “ in una situazione win-win, vincente per tutti?”. Il punto chiave, conclude la giornalista, è “riuscire da un lato a rafforzare le capacità dei governi di negoziare gli accordi con le società e i fondi d’investimento esteri, dall’altro a tutelare i diritti dei piccoli contadini, dei pastori, le pedine più deboli nel grande Risiko della terra”.
Franca Roiatti, giornalista, ha lavorato per diversi quotidiani, radio e settimanali. Oggi si occupa di esteri per Panorama.
Io credo in dio come credo che europei ci hanno fregato tanto ma Cinese hanno detto 50% 50% ma anche quando lavoravo nell Ambasciada del Sudan Enimont ha fatto perdere quasi 80 milione di dollari che non lo hanno ancora resarciti perchè la corte del comunita europea ha datto autorizzazione ma governo Italiano uno dopo l'altro pagano a guccia d'ACQUA ....................AZIM