Sudan and conflicts zones.

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Wednesday 20 May 2009

Appello per la pace...

Sudan: appello a gruppi ribelli per la pace
maggio 20, 2009 di Redazione Pubblicato in Africa,
L’Unione Africana (UA), la Lega Araba e l’Organizzazione della Conferenza islamica (Oic) hanno rivolto un appello congiunto ai gruppi ribelli del Darfur perché partecipino al processo di pace con Khartoum.
In una conferenza stampa da El Fasher, Jean Ping, presidente dell’UA, Amr Moussa, segretario del’organizzazione panaraba e Ekmeleddin Ihsanoglou, segretario dell’Oic hanno invitato i ribelli a partecipare al dialogo ed esortato la comunità internazionale a esercitare la pressione necessaria sui gruppi che non hanno preso parte ai negoziati di Doha perché rivedano le loro posizioni.
L’appello è giunto al termine di una visita che i tre rappresentanti hanno fatto in un campo di sfollati nel Nord Darfur e dopo aver incontrato i responsabili della missione congiunta Onu-UA dispiegata nella regione (Unamid).
I tre si sono detti soddisfatti dei “miglioramenti nella situazione della sicurezza in Darfur” e favorevolmente colpiti dagli sforzi del governo di Khartoum per gestire la crisi umanitaria in corso nella regione, teatro di un aspro conflitto dal 2003.
Riguardo le tensioni alla frontiera con il Ciad, oggetto dell’incontro che i responsabili hanno avuto nella capitale con il presidente Omar Hassan al Beshir, Ping, Moussa e Ihsanoglou hanno invitato le due parti “al massimo autocontrollo” per evitare il ripetersi di episodi che alimentino le occasioni di scontri e conflitto “nel rispetto della reciproca sovranità”.
La stampa sudanese, che pubblica i dettagli della visita con ampio risalto, riferisce che i tre responsabili hanno ribadito al presidente il loro sostegno nella vicenda della crisi con la Corte penale internazionale dell’Aja (Cpi) che nel marzo scorso ha spiccato una mandato di cattura contro Beshir, accusato di presunti crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Darfur.
Le tre organizzazioni hanno più volte definito la decisione frutto di “motivazioni politiche” e conseguenza di una giustizia internazionale “caratterizzata da doppi standard nei confronti dei paesi ricchi e poveri”.

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