L’Africa e l’effetto del petrolio
16 Jul 2009
A cura di Rocki GialanellaDopo aver registrato un vero e proprio boom del Pil nell’ultimo lustro, la fragile economia sudanese soffre a causa della crisi mondiale e per la sua eccessiva dipendenza dalle esportazioni di greggio Nulla è per sempre. La crisi economica mondiale potrebbe presto mettere la parola fine al miracolo economico sudanese, che nell’ultimo decennio ha triplicato il suo Pil ed ha capeggiato la classifica della crescita in Africa. Grazie alla spinta del petrolio, le sue finanze sono state immuni ai perpetui conflitti politici, guerriglie e crisi umanitarie che hanno interessato le varie regioni del paese e che in momenti difficili come questi contribuiscono ad alimentare quel delicato equilibrio che potrebbe essere in grado di smembrare lo Stato a causa dell’operato di lotte intestine tra regioni, religioni e capi locali.Paradossalmente, quest’anno si compie un decennio dal momento in cui le imprese cinesi e indiane hanno iniziato ad estrarre e produrre petrolio in Sudan, ignorando il blocco imposto dagli Stati Uniti che avevano consigliato alle società nordamericane ed europee di non investire in uno Stato guidato da un regime contrario agli interessi di Washington. In dieci anni, la produzione di petrolio è aumentata del 250% fino ai 428.000 barili al giorno, generando un incremento medio annuo del Pil del 7,9% nell’ultimo lustro (fino a quota 46.200 milioni di Usd nel 2008).In questa fase, il petrolio e i suoi derivati rappresentano il 94% degli introiti imputabili alle esportazioni ed apportano il 19% del Pil sudanese. Tuttavia, questo boom del greggio ha fatto si che il governo dimenticasse i problemi del settore agricolo (che rappresenta il 35% del Pil), che da sempre rappresenta uno storico sostegno dell’economia, dell’occupazione e della sopravvivenza della popolazione locale. I conflitti tra le diverse regioni che chiedono autonomia hanno prodotto migliaia di rifugiati ed hanno smembrato la struttura delle attività agricole e della pastorizia. In assenza di aiuti statali, sono crollate le produzioni di cotone (-18,5%), sesamo (-39,5%) e gomma (-5,9%).Al contrario, soltanto nell’ultimo anno la produzione di petrolio è cresciuta del 33% e quella dei suoi derivati dell’11%. L’effetto petrolio ha fatto sentire i suoi effetti sulla variazione medio annua del Pil negli ultimi cinque anni. Il contributo del petrolio ammonterebbe ad un incremento medio annuo di 4 punti sul Pil. Nel biennio 2007- 2008, l’economia sudanese è cresciuta più del 10%, in virtù degli elevati prezzi del petrolio che hanno raggiunto livelli vicini ai 150 Usd al barile. Per l’anno in corso le aspettative si concentrano su una crescita tra il 2% e il 3%. La previsione ingloba una quotazione internazionale del greggio di 49 Usd.Il rallentamento della crescita è in larga parte imputabile anche al comportamento dei principali partners commerciali del Sudan. La Cina –che acquista il 40% della produzione locale-, l’India e i paesi arabi hanno ridotto i rispettivi consumi di petrolio sudanese. Gli investimenti hanno subito una battuta d’arresto a causa della crescente instabilità politica. Una crisi che si è ulteriormente acutizzata in seguito alla citazione della Corte Penale Internazionale al presidente Omar al Bashir per crimini contro l’umanità commessi circa dieci anni fa. Secondo l’Unctad, nel 2006 gli investimenti diretti hanno raggiunto il record di 3.541 mln di Usd. Ma a partire dal 2007, gli investimenti sono crollati fino a quota 2.436 mln.Questa radicale contrazione degli introiti statali si è tradotta in una situazione critica. Le regioni manifestano sempre più problemi per pagare gli stipendi degli impiegati pubblici, l’esecutivo ha dichiarato che nell’ultimo trimestre gli introiti sono stati deludenti e che le riserve sono destinate ad esaurirsi entro la fine dell’anno. L’unica possibilità è ricorrere ai finanziamenti internazionali, anche se i problemi di natura politica possono frenare ogni tipo di aiuto proveniente dai paesi industrializzati.
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