20 gennaio 2010 -
PalermoSgomberato lo Zetalab. Feriti ed arresti, cacciati i rifugiati sudanesi
Fulvio Vassallo Questo articolo è stato letto 647 volte
Feriti ed arresti per lo sgombero del laboratorio Zeta di Palermo. Ancora altri migranti dispersi sulla strada: i rifugiati sudanesi provenienti dal Darfur. Persino nel portale internet del Comune lo Zetalab era indicato come uno dei luoghi di accoglienza che la città offriva. Tra gli altri è stato colpito duramente con manganellate sul viso un professore universitario fondatore di un laboratorio per la nonviolenza.
E` di cinque arrestati e tre feriti, tutti italiani, il risultato di una giornata di tensione di fronte al Laboratorio Zeta di Palermo, dove sono ospitati da anni numerosi rifugiati in prevalenza sudanesi. Il Comune di Palermo non è stato capace di chiudere la mediazione in corso da mesi, assegnando agli occupanti la gestione della struttura sita in via Boito a Palermo, nonostante i numerosi riconoscimenti dell`utilità sociale delle attività del Laboratorio Zeta e le forniture di acqua, luce e provviste.
Persino nel portale internet del Comune il laboratorio Zeta era indicato come uno dei luoghi di accoglienza che la città offriva. Adesso quel luogo non esiste più. La posizione irriducibile a qualunque soluzione di compromesso da parte di un’altra associazione assegnataria, Aspasia, ha innescato un gioco delle parti che, dopo diverse ore di finta trattativa si è concluso con lo sgombero violento della struttura.
Dopo Rosarno, lo sgombero del centro sociale Laboratorio Zeta di Palermo si configura come l`ennesimo tentativo di dispersione di migranti sul territorio nazionale. Un tentativo che passa anche attraverso gli arresti ed i ferimenti degli antirazzisti che a Palermo si battono per difendere i diritti fondamentali dei rifugiati, a partire dal diritto all`alloggio.
Tra gli altri è stato colpito duramente con manganellate sul viso ed ha una prognosi di oltre venti giorni per la rottura del naso un professore universitario fondatore di un laboratorio per la non violenza. Un cittadino come tanti altri che partecipava al presidio di protesta per lo sgombero della struttura che era intervenuto in difesa della moglie presa a manganellate durante una delle cariche degli agenti di polizia. Al momento passeranno la notte all`addiaccio venti titolari di protezione internazionale perchè il Comune non ha saputo trovare una soluzione alloggiativa per la notte.
Oltre cento antirazzisti hanno presidiato per tutta la giornata la struttura che per anni è stata al centro di iniziative sociali e culturali che hanno animato l`intero quartiere e si sono proposte come uno dei pochi spazi pubblici di solidarietà ai migranti in città. Una solidarietà che ha subito anche attacchi violenti da parte delle squadre fasciste che hanno colpito a più riprese con il lancio di sassi e bottiglie le finestre del Laboratorio zeta, mentre migliaia di cittadini palermitani hanno riempito e difeso con le loro iniziative autogestite i locali, sotto attacco convergente da parte dei gruppi più estremi della destra palermitana e ci esponenti del cd. terzo settore che ad un certo punto sono apparsi più interessati allo sgombero della struttura che alla fruizione di un altro locale immediatamente agibile, in sostituzione dei locali occupati dal laboratorio Zeta.
Un clima di condivisione e di impegno sociale a favore dei giovani e dei rfugiati che adesso è stato interrotto dallo sgombero violento posto in essere dalla polizia con ripetute cariche e violente provocazioni. E non è ancora finita, anche se nel corso della notte i tre occupanti della struttura saliti sul tetto insieme ad un consigliere comunale sono stati costretti a scendere a causa del freddo. I migranti sudanesi sono ancora accampati davanti all`ingresso della struttura presidiata dalla polizia, senza nessuna intenzione di disperdersi in città, una città che non è stata capace finora di offrire loro un altro luogo di accoglienza, un’accoglienza che sarebbe dovuta per legge, ma che in Sicilia rimane un miraggio.
La proposta di un loro trasferimento in un centro di accoglienza ubicato in un paesino della provincia di Palermo, ventilata oggi alla fine della giornata, non potrà che essere respinta perché molti di loro sopravvivono lavorando in città. Continua ad oltranza intanto il presidio antirazzista davanti alla struttura sgomberata dalla polizia e per oggi 20 gennaio alle ore 16 è stata indetta un’ assemblea sempre nello stesso luogo nel quale decine di cittadini palermitani stanno mantenendo una presenza pacifica, passando la notte all’addiaccio. Su tutti grava come una cappa di tristezza la notizia che nelle stesse ore dell’operazione di sgombero del laboratorio Zeta, in un`altra parte della città, un giovane immigrato ghanese che andava in bicicletta è stato investito ed ucciso da un automobilista che non si è neppure fermato per soccorrerlo.
Venerdì prossimo al laboratorio Zeta si sarebbe dovuto proiettare il film, finanziato anche dal’ASGI, Terra(e)strema. di Angela Giardina, Ilaria Sposito ed Enrico Montalbano, uno dei feriti di oggi, e si sarebbe dovuto presentare il libro "Gli africani salveranno Rosarno. E probabilmente anche l`Italia" di Antonello Mangano. Una iniziativa importante che adesso si svolgerà in un altro luogo, magari all’aperto, ma sempre vicino al laboratorio Zeta che ne è stato il cuore propulsivo. Una iniziativa che costituirà comunque una ulteriore occasione di informazione sugli stretti legami esistenti in Sicilia come in Calabria tra lo sfruttamento del lavoro dei migranti, mediato dalla criminalità organizzata, e l`azione meramente repressiva degli agenti statali che applicano il pacchetto sicurezza per fare fronte alle tante emergenze sociali che stanno esplodendo a Palermo come nel resto d`Italia.
Quanto successo oggi a Palermo è la prosecuzione delle operazioni di dispersione “assistita”che abbiamo già visto a Rosarno, con una partecipazione attiva delle forze di polizia che in questa ultima occasione non hanno dovuto certo proteggere i migranti né hanno individuato per loro un alloggio, ma hanno soltanto distrutto un lavoro sociale che durava da anni, del quale altre istituzioni, pur nei limiti degli scarsi mezzi disponibili, avevano riconosciuto il valore e la efficacia. Molti dei rifugiati che avevano trovato accoglienza al Laboratorio ZETA di Palermo sono stati messi sulla strada dalla polizia ma sono bloccati a Palermo perchè la Questura non ha rinnovato i permessi di soggiorno per motivi umanitari o non ha consegnato i documenti di viaggio a persone che da anni sono state riconosciute meritevoli della protezione internazionale. Un ritardo anche di due anni che si è accumulato per la richiesta pretestuosa di passaporti in corso di validità a persone che non potevano chiaramente rivolgersi alle ambasciate dei paesi di provenienza perchè rifugiati. Dove potranno andare i rifugiati allontanati dal Laboratorio Zeta se l’ufficio immigrazione della Questura di Palermo continua a negare loro il rinnovo o il rilascio dei documenti di soggiorno e di viaggio? Molti di loro hanno già perduto il lavoro che avevano perché dopo l’approvazione del pacchetto sicurezza i datori di lavoro non offrono più impiego a coloro che hanno in mano solo una ricevuta e sono in attesa del permesso di soggiorno.
Chiediamo che la Prefettura e lo stesso ministero dell’interno intervengano per sanare questa situazione che produce un grave danno esistenziale e che potrebbe integrare gli estremi del rifiuto di un atto d’ufficio. Chiediamo ancora una volta che il Laboratorio Zeta di Palermo venga restituito alla sua destinazione sociale e continui ad essere riconosciuto come luogo di accoglienza dei migranti, e chiediamo ancora che tutte le istituzioni, compresa la Prefettura, facciano il loro dovere nei confronti dei rifugiati, riconoscendo nei fatti il diritto/dovere di accoglienza, sancito anche dalle direttive comunitarie che l`Italia non applica, tanto da negare un alloggio a quanti hanno avuto riconosciuto uno status di protezione internazionale. Le associazioni antirazziste di Palermo riconfermano il loro impegno e svolgeranno tutte le iniziative legali per difendere quanti sono stati feriti dalla polizia, coloro che sono stati arrestati, ed i migranti che sono rimasti senza un alloggio. Nessuno si illuda che le operazioni di confinamento e di deportazione “assistita” già viste a Rosarno si possano estendere impunemente ad altre parti del territorio nazionale.
January 20, 2010 - Palermo Clearing the Zetalab. Wounded and arrested, expelled the Sudanese refugees Fulvio Vassallo This article has been read 647 times Injuries and arrests for the evacuation of the laboratory Zeta Palermo. Still other migrants scattered on the road: Sudanese refugees from Darfur. Even in the Internet portal of the common Zetalab was listed as one of the places of welcome that the city offered. Among the other was hit hard with batons on his face a university professor founder of a laboratory for non-violence. It is five arrested and three injured, all Italian, the result of a day of tension in front of the Laboratory Zeta of Palermo, where many refugees are housed for years mainly Sudanese. The Municipality of Palermo has been unable to close the pending mediation for months, giving the occupants a management structure located in Via Boito in Palermo, despite the many accolades the usefulness of the social activities of the Laboratory Zeta and water supplies, light and supplies. Even in the Internet portal of the common laboratory Zeta was selected as one of places of hospitality that the city offered. Now that place no longer exists. The position irreducible to any compromise solution by the assignee of another association, Aspasia, has triggered a role play that after several hours of mock negotiations ended with the violent eviction of the structure. After Rosarno, the evacuation of the center of Palermo Laboratory Zeta takes the form `s latest attempt to dispersal of migrants in national territory. An attempt that also passes through the arrests and injuries of the anti-racists who are fighting for Palermo defend the fundamental rights of refugees, from right to accommodation. Among the other was hit hard with truncheons on his face and has a prognosis of twenty days for breaking the nose of a university professor founded a workshop for non-violence. A citizen like many others who participated in the garrison to protest the eviction of the structure that had intervened in defense of his wife taken during one of clubbing charges of police officers. At the time they will spend the night at bivouac `twenty beneficiaries of international protection because the City was unable to find a solution to housing for the night. Over a hundred anti-racists have manned all day long structure which for years has been the focus of social and cultural initiatives which have driven the interaction neighborhood and were proposed as one of the few public spaces of solidarity with migrants in the city. This solidarity has also suffered violent attacks by fascist squads that have struck several times with the launch of stones and bottles windows Laboratory zeta, while thousands of citizens filled Palermo and defended their efforts to self-managed premises, under converging attack by the most extreme right-wing members of the Palermo and we cd. third area that at one point appeared more interested in the evacuation of the structure to the use of another room immediately agibile in place of the premises used by the laboratory Zeta. A climate of sharing and social commitment in favor of young and rfugiati which has now been interrupted by the violent eviction set up by police and charged with repeated violent provocations. It is not over yet, even if during the night the three occupants climbed on the roof of the structure along with a municipal council were forced to descend because of the cold. The Sudanese migrants are still camped out in front at the entrance of the structure manned by police, without any intention of getting lost in the city, a city that has not been able so far to give them another place to host a reception that would be due by law but in Sicily remains a mirage. The proposal for a transfer in a shelter located in a village in the province of Palermo, breezy day at the end of the day, can only be rejected because many of them survive by working in the city. Continue to the bitter end in the meantime the garrison antiracist front of the house vacated by the police and today 20 January at 16 was issued an 'assembly in the same place where dozens of people are keeping a presence in Palermo peaceful sleep out of doors. On all bad as a pall of sadness the news that the evacuation operation within hours of laboratory Zeta, in an `other side of town, a young Ghanaian who was going by bicycle was struck and killed by a motorist who does not even stop to help him. Next Friday the laboratory Zeta should have been projecting the film, also financed dal'ASGI, Terra (s) stroma. Angela Giardina, Ilaria Sposito and Henry Montalbano, one of the wounded from today, and was due to present the book "Africans saved Rosarno. And probably` s Italy "by Antonello Mangano. An important initiative that now takes place in another place, perhaps outside, but always close to Zeta laboratory which has been the core driving force. An initiative which will provide still a further opportunity for information on the close ties that exist in Sicily as in Calabria between the exploitation of migrant labor, mediated by organized crime, el `purely repressive actions of state agents that apply the security package to meet many social emergencies that are exploding in Palermo, Italy `d like the rest. What happened today in Palermo is the continuation of operations of dispersion "assisted" we have already seen in Rosarno, with active participation of the police that on this last occasion certainly did not have to protect migrants nor have they identified for housing, but have only destroyed a social work that lasted for years, which other institutions, even within the limits of scarce resources available, they recognized the value and effectiveness. Many refugees who had found a welcome at the Lab Zeta Palermo have been put on the road but are blocked by police in Palermo because the police did not renew the residence permit for humanitarian reasons or did not deliver the travel documents to people who for years are recognized as deserving of international protection. A delay of even two years that has accumulated for the request pretext of passports valid for people who could not clearly apply to the embassies of countries of origin because refugees. Where they will go away refugees from the Laboratory Zeta if the immigration office of the police headquarters in Palermo continues to deny their renewal or issuance of residence permits and travel? Many have already lost their jobs because they had once approved by the security package employers no longer offer employment to those who are holding only a receipt and are awaiting a residence permit. We demand that the Prefecture and the Ministry of the Interior to intervene to remedy this situation, which produces a serious existential damage and that could supplement the data concerning the refusal of an official act. We ask once again that the Laboratorio di Palermo Zeta is returned to its social purpose and continues to be recognized as a place for the reception of migrants, and we ask again that all institutions, including the Prefecture, do their duty towards the refugees, recognizing in fact the right and duty of hospitality, also laid down by Community directives that Italy does not apply, so as to deny housing to those who have been granted a status of international protection. Palermo's anti-racist associations reiterated their commitment and perform all legal steps to defend those who were injured by police, who were arrested, and migrants who have lost their accommodation. No one deceive himself that the operations of confinement and deportation "assisted" already seen in Rosarno one can with impunity extended to other parts of the country.