«Serve una Corte africana per giudicare Omar Bashir»Inviato da redazione il Gio, 29/10/2009 - 17:30Ted GiachettiSUDAN. L’Unione africana è chiamata oggi ad approvare un rapporto sulla crisi in Darfur. Il documento chiede la sospensione dell’immunità per il dittatore al governo di Kharthoum e la costituzione di un Tribunale locale più efficace dell’Aja.L’Unione africana dovrebbe approvare oggi il documento redatto dall’High level panel on Darfur, il gruppo di esperti guidato dall’ex presidente sudafricano Thabo Mbeki, cui era stato affidato il compito di valutare le possibili soluzioni alla crisi sudanese, investigando tra tutte le parti in campo. A sette mesi di distanza dal mandato di cattura emesso contro il presidente Omar Al Bashir dalla Corte penale internazionale (Cpi) la situazione è in stallo: il mandato è sempre valido, ma Bashir, dopo un periodo di assestamento, è tornato a essere l’uomo forte del Paese, invitato e ricevuto all’estero da quei governi che, pur aderendo al trattato di Roma, hanno scelto di non collaborare con la Corte su questo caso. E l’Unione africana spera che la propria proposta possa contribuire a dare giustizia al Darfur. «Non contrapposizione con la Cpi ma collaborazione al processo di pacificazione », sottolinea la Ua, ricordandone i punti cardine : individuazione delle responsabilità, punizione dei colpevoli, riconciliazione. Il rapporto concorda con Moreno Ocampo sulla constatazione che il sistema giudiziario sudanese non sia all’altezza di garantire un processo di tale portata. Ma, contrariamente alla Cpi, non individua in un Tribunale internazionale con sede in Europa il luogo idoneo. Anzi, il rapporto propone la costituzione di “corti ibride”, formate da giudici sia sudanesi sia provenienti da altri Paesi africani, che giudichino in loco. Unica pre condizione, la modifica dell’immunità giudiziaria di cui godono i membri del governo sudanese, compreso il presidente. Se la proposta sarà davvero approvata, da oggi Bashir si ritroverebbe con un’arma in meno da agitare agli occhi dell’opinione pubblica: non potrebbe infatti più tuonare contro «una giustizia occidentale che colpisce solo gli africani» come ha fatto finora, né accusare qualcuno di «ingerenza negli affari interni di uno Stato». Il rapporto Mbeki non offre queste facili vie d’uscita usate per contrastare l’azione di Ocampo. L’Ua, di cui il Sudan è parte, ha votato la costituzione del gruppo di esperti ed è evidente che molti Stati membri vedano in questo la possibilità di di- mostrare la lotta all’impunità, che è un concetto universalmente condiviso, ma può esser portato avanti meglio con processi indigeni. Il livello e la reputazione dei componenti del gruppo è indubbio, tanto che il Sudan li ha accolti e collaborato con loro, facilitando le visite e dando un’ampia copertura mediatica al loro operato. Convenienza e opportunismo Forse. Ma ora Bashir deve trovare il modo di non alienarsi le simpatie degli Stati che finora lo Obahanno sostenuto, e nel contempo riuscire a non farsi processare da un Tribunale riconosciuto da tutta la comunità africana. Potrà farlo solo fingendo di accettare le raccomandazioni contenute nel Rapporto Mbeki, ma ritardarne all’infinito l’attuazione. Una pratica che, almeno nel Sudan, finora è riuscito ad attuare con successo.
Bene ma dovete sapere io lo lascerei al Darfuriani, e giusto che ci sarà una corta Africana cosi siamo fori della supremazia secca del europei................Azim
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