SUDAN: ITALIANS FOR DARFUR, SI PONGA FINE A QUERELLE SU GENOCIDIO
(AGI) - Roma, 4 feb. - "L'eterna querelle sul 'genocidio si', genocidio no' in Darfur ha ormai raggiunto livelli grotteschi". Dopo che ieri la Corte penale internazionale dell'Aja ha riaperto il fascicolo sul presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir, su cui pende un'accusa di genocidio 'congelata' da un ricorso per insufficienza di prove, sul caso e' intervenuta l'organizzazione promotrice della campagna per la difesa dei diritti umani in Sudan, Italians for Darfur'. "I giudici d'appello della Corte penale internazionale dell'Aja", si legge in una nota dell'organizzazione, "hanno annullato la decisione della Corte che aveva respinto la richiesta di incriminare il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir, gia' ritenuto responsabile di crimini di guerra e crimini contro l'umanita', anche per genocidio. Il reato piu' grave non fu contestato per insufficienza di prove. Non bastarono i 90mila morti sotto le bombe dell'esercito di Khartoum e degli attacchi incendiari dei Janjaweed (le sole milizie avrebbero trucidato 35mila tra Fur, Masalit e Zaghawa) e le oltre 200mila vittime della crisi umanitaria scaturita dal conflitto, che negli ultimi sette anni e' andata sempre peggiorando fino a cristallizzarsi nell'inefficacia di oggi degli aiuti sul campo". In quell'occasione, riferiscono da Italians for Darfur, "le contestazioni del procuratore Moreno Ocampo furono ritenute eccessive. Oggi i giudici d'appello affermano che l'esclusione di quel reato e delle relative prove fu 'un errore giuridico'. E noi ci chiediamo: fu errore giuridico o politico?". "Che il termine 'genocidio' abbia sempre destato forti imbarazzi", sottolinea l'organizzazione, "anche in quanti non abbiano mai negato ne' contestato le responsabilita' del presidente sudanese, e' ormai fatto noto. Il dubbio che il 'clima' pre-emissione del mandato di arresto abbia 'influenzato' la decisione della Corte e' dunque giustificato". Conclude la nota: "Ci auguriamo che i giudici chiamati ora a stabilire se aggiungere il reato di genocidio alle accuse che gia' includono sette capi d'imputazione per crimini di guerra e contro l'umanita' tra cui omicidio, sterminio, tortura e stupro, possano esprimersi serenamente e riescano a porre fine a questa assurda querelle avviando cosi' un percorso che porti a una vera giustizia per il popolo 'martire' del Darfur". Red/Gav
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