Sudan: Casco blu Onu ucciso nel Darfur
In un'imboscata nei pressi di Nyala: «Non un tentativo di sequestro finito male, un vero e proprio agguato»
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Un Casco Blu nel campo profughi di Abu Shuk, nel Darfur (Reuters)
KARTHOUM - Un soldato della forza mista Onu-Unione africana nel Darfur (Unamid) è rimasto ucciso in un'imboscata nei pressi di Nyala, nel Darfur del sud, portata a termine da almeno otto uomini armati. Lo ha annunciato il portavoce dell'Unamid Kemal Saiki. «Non si è trattato di un tentativo di sequestro finito male, ma di un vero e proprio agguato. Li stavano aspettando». Si tratta del quattordicesimo Casco blu ucciso in Darfur dallo schieramento della missione congiunta a gennaio dello scorso anno.
17 marzo 2009
Sudan: presidente Beshir, tra aperture ai ribelli e Corte Penale
marzo 18, 2009 adminAfricaFeaturedCommenta Stampa
Il presidente Omar al Beshir ha rivolto un appello ai ribelli del Darfur perché depongano le armi e partecipino al processo di pace.
In un discorso durante la visita, oggi, nel villaggio di Al Sabdo, località di Al Dain, nel sud della regione, Beshir ha affermato che il governo “sta tentando di riunificare il popolo del Darfur” e rivolgendosi ai ribelli ha aggiunto: “avete preso le armi per reclamare lo sviluppo della vostra terra, e lo sviluppo è finalmente arrivato e proseguirà”.
Riferendosi al mandato di arresto spiccato contro di lui due settimane fa dai giudici della Corte pena internazionale (Cpi), sulla base di accuse per “crimini di guerra e contro l’umanità” presentate dal procuratore generale, Luis Moreno Ocampo, Beshir ha aggiunto che “la risposta del Sudan è quella di fornire elettricità, costruire nuovi palazzi, scuole e ospedali in Darfur” e che “non sono né gli Stati Uniti né la Gran Bretagna a scegliere il presidente, ma i cittadini del Sudan”.
Tra la folla che era presente al comizio, le telecamere dell’emittente satellitare ‘Al Jazeera’ hanno mostrato un asino coperto da un telo con su scritto, in arabo, ‘Ocampo’.
L’Unione Africana chiede sospensione mandato arresto
In occasione dell’avvio ufficiale ad Addis Abeba dei lavori di “un comitato di personalità eminenti” dedicato alla crisi del Darfur, l’Unione Africana (UA) ha rinnovato la richiesta al Consiglio di sicurezza dell’Onu di sospendere il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi) nei confronti del presidente sudanese Hassan Omar al-Bashir.
“L’UA chiede ancora una volta al Consiglio di sicurezza a prendersi le sue responsabilità: sospendere il mandato d’arresto e dare una possibilità alla pace in Darfur” ha detto la commissaria Elizabeth Tankeu, rappresentante della Commissione UA nel comitato di esperti.
“La decisione della Cpi – ha aggiunto la Tankeu - può avere conseguenze gravi per il processo di pace in Darfur ma anche per il resto del Sudan”. L’UA ha nominato l’ex presidente del Sudafrica Thabo Mbeki a capo del gruppo di esperti, di cui fanno parte anche due ex-presidenti di Nigeria e Burundi. Compito del comitato è esaminare la situazione in Darfur e proporre soluzioni per risolvere la crisi nella regione sudanese.
“La nostra organizzazione continentale – ha detto Mbeki nella prima giornata della riunione - ha preso la decisione chiara e netta che il continente deve agire non solo per mettere fine alle guerre e ai conflitti violenti, ma anche per assicurare che la cultura dell’impunità non abbia più spazio”
Darfur/ Khartoum accusa tv Jazeera: siete 'megafono' dei ribelli
In diretta tv battibecco tra consigliere al Bashir e giornalista
postato
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18 ore fa da APCOM
Roma, 18 mar. (Apcom) - Il Sudan ha accusato la tv araba al Jazeera di fare da "megafono" per le fazioni ribelli del Darfur, e di dare eccessivo spazio per gli esponenti dei movimenti ribelli che si oppongono al governo di Khartoum. Ad attaccare duramente al Jazeera è stato il consigliere politico dello stesso presidente sudanese Omar al Bashir, Mustafà Osman Ismail, durante un collegamento telefonico in diretta.
Irritato dalle domande del giornalista che dallo studio gli stava chiedendo un commento su alcune dichiarazioni di un esponente del movimento Giustizia e Uguaglianza, il consigliere ha sbottato: "Ciacun abitante del Darfur si presenti con un kalashikov in mano, voi lo ospitate subito e gli date spazio presentandolo come leader di una fazione", ed ha spiegato: "con questo vostro atteggiamento avete fatto che nel Darfur ci siano più di 30 fazioni ribelli".
Al giornalista che tentava di spiegare l'equidistanza della sua emittente, il focoso consigliere del presidente ha invitato l'emittente ad una sorta d'intesa con il suo governo: "cerchiamo almeno di portarci rispetto reciproco", ha detto. "Ma noi siamo un'emittente indipendente e non la tv di stato del Sudan", ha risposto glaciale il giornalista prima che il suo interlocutore interompesse la vivace conversazione.
"portare almeno una dose di rispetto reciproco", tra
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