Darfur/ Paesi arabi in "imbarazzo" per eventuale visita di Bashir
Fonti egiziane: Sudan rischia "l'isolamento arabo"
Roma, 9 mar. (Apcom) - Diversi Paesi arabi temono di trovarsi in una situazione di "imbarazzo internazionale" in caso di una visita ufficiale del Presidente sudanese Omar al Bashir. Il 4 marzo scorso, la Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi) ha emesso un mandato di arresto contro il leader sudanese, per crimini di guerra e contro l'umanità commessi nella regione del Darfur, chiedendo la collaborazione degli Stati per la sua cattura.
Stando a quanto riferito al quotidiano Al-Sharq Al-Awsat da funzionari della Lega araba "vicini al dossier Sudan", diversi Paesi arabi hanno espresso il timore di trovarsi nella posizione scomoda di dover ospitare al Bashir in occasioni di summit regionali. Il Presidente sudanese ha già fatto sapere che intende recarsi al vertice della Lega araba, in programma alla fine del mese in Qatar. Proprio il Qatar ha ospitato di recente l'incontro tra i ribelli del Darfur e Khartoum. Funzionari sudanesi hanno fatto sapere che Bashir intende partecipare al vertice di Doha, una volta ricevuto l'invito ufficiale dal Qatar con la garanzia di non essere arrestato. Il ministro dell'Informazione sudanese, Al Zahawi Malik, ha precisato al quotidiano saudita al Watan che Khartoum non ha ancora ricevuto l'invito. Allo stesso quotidiano, un funzionario del ministero degli Esteri di Doha ha fatto sapere che il Paese intende inviare una delegazione a Khartoum per presentare l'invito ufficiale.
Altre fonti ufficiali egiziane hanno dichiarato al quotidiano Al-Sharq Al-Awsat che il Sudan rischia "l'isolamento arabo", a fronte del suo rifiuto a partecipare a una conferenza internazionale incaricata di mettere a punto un piano sul Sudan dopo la decisione della Cpi. Il ministro degli Esteri sudanese Ali Karti ha motivato tale rifiuto dicendo che la conferenza "internazionalizzerebbe le questioni del Sudan e del Darfur". Le fonti egiziane hanno espresso il timore che il Sudan possa fare la fine dell'Iraq, prima dell'invasione Usa e della caduta di Saddam Hussein. La maggior parte dei Paesi arabi ha espresso preoccupazione per la decisione della Corte dell'Aia, sollecitando le Nazioni Unite a rinviare il procedimento legale contro il Presidente. Tuttavia, il Paese di maggior peso della regione, l'Arabia Saudita, non ha assunto alcuna posizione formale sulla sentenza.
موسى: تفعيل حزمة الحل العربي بـ «التوفيق بين العدالة واستقرار السودان»
القاهرة - محمد الشاذلي الحياة - 10/03/09//
أكد الأمين العام للجامعة العربية عمرو موسى أن المساعي العربية لاحتواء أزمة الخرطوم مع المحكمة الجنائية الدولية، ستراعي «التوفيق بين تطبيق العدالة ومتطلبات استقرار السودان وسيادته»، بعد يوم من إعلان الرئيس السوداني عمر البشير رفضه التحركات العربية - الأفريقية في مجلس الأمن لتعليق مذكرة توقيفه عاماً.
وأشار إلى أن زيارته السريعة إلى السودان «كانت مهمة لجهة الإحاطة بتداعيات الأحداث الأخيرة بعد قرار المحكمة». وأضاف أنه التقى البشير ونائبه وعدداً من الوزراء وممثلي الأمم المتحدة والاتحاد الأفريقي ورئيس «حزب الأمة» الصادق المهدي وزعيم «الحزب الاتحادي» محمد عثمان الميرغني.
وقال موسى في تصريحات صحافية عقب عودته من السودان، إن «أهل دارفور يعانون معاناة كبيرة ويحتاجون إلى الكثير من مشاريع التنمية». وأضاف أن «كل ما نعمل من أجله هو أن نوفق بين إجراءات ومتطلبات العدالة من جهة، وإجراءات ومتطلبات الحفاظ على سيادة السودان وعلى استقراره من جهة أخرى، خصوصاً مع التحديات الكثيرة التي تواجه السودان ويتعرض لها».
وأوضح أن الجامعة «تعمل على تفعيل حزمة الحل العربية في شأن السودان. واتفقنا على تنشيطها بسرعة». وأعرب عن أمله في «أن توفق مساعي الجامعة والاتحاد الأفريقي في حل يلبي متطلبات العدالة ومتطلبات الاستقرار في السودان والعمل على الخروج من هذه الأزمة الخطيرة بالطريقة التي تحافظ على وحدة السودان واستقراره».
ولفت إلى أن موعد سفر الوفد العربي - الأفريقي إلى نيويورك للتحرك لدى مجلس الأمن «لم يتحدد بعد». وأشار إلى اتصالات في هذا الشأن مع الاتحاد الأفريقي «للاتفاق على الموعد المناسب لعرض الأمر في مجلس الأمن، وإتمام ما يتطلبه الأمر من اتصالات بعدد من العواصم الفاعلة في المجلس».
وحين سُئل عما إذا كان قرار الخرطوم طرد عدد من المنظمات الإنسانية العاملة في دارفور تصعيداً، أجاب موسى إن «هناك أكثر من مئة منظمة إنسانية لا تزال تعمل في دارفور، وكلها منظمات أميركية وأوروبية وعربية وسودانية، ما يجعل العملية الإنسانية مستمرة. أما بالنسبة إلى المنظمات التي أنهيت مهمتها لأسباب شرحتها الحكومة السودانية، فإن محادثات تجرى لسد الفجوة وترتيب الأمور إنسانياً في دارفور مع الحكومة السودانية وعدد من هذه المنظمات ومع الأمم المتحدة». وأكد أن «هناك توافقاً في الخرطوم على أهمية المضي قدماً في الحفاظ على الأنشطة الإنسانية في دارفور على أساس التزام كل منظمة بالاتفاقات التي وقعتها مع الحكومة».
وفي القاهرة، اقترح الصادق المهدي أمام منتدى سياسي مصري مبادرة لحل أزمة السودان تعتمد على مبدأ «لا لتسليم الرئيس، ونعم للتعامل مع المحكمة الدولية». وشدد خلال لقائه أعضاء «المجلس المصري للشؤون الخارجية» الليلة قبل الماضية، على أن «فكرة تسليم رأس الدولة سيكون لها تأثير كبير وتداعيات خطيرة على الأوضاع في السودان، وهي مرفوضة من الأساس».
وقال إن مبادرته تتضمن إنشاء «محكمة مختلطة» من قضاة عرب وأفارقة بقانون خاص لمحاسبة كل مسؤول عن جرائم ارتكبت في دارفور. وأشار إلى أنها «تتضمن أيضاً إرجاء القرار الصادر عن المحكمة مع الإسراع في حل مشاكل دارفور بصورة استثنائية والاستجابة لمطالب أهل الإقليم، إضافة إلى الإصلاح السياسي لتحقيق التحول الديموقراطي وتحقيق التغيير في النظام السياسي من خلال الانتخابات وليس من خلال المقارعة».
وحذّر من أي محاولة للانقلاب على النظام في الوقت الحالي. وقال إنها ستكون «مرفوضة وستخرج عن إطار البرنامج الوطني الديموقراطي»، موضحاً أنه «يجب استثمار هذه الأزمة الخطيرة الحالية التي يعيشها السودان وتحويلها إلى فرصة للحل يتفق بموجبها السودانيون على التعامل قانونياً وسياسياً مع الوضع».
Sudan, Bashir libera il suo oppositore
Hassan Al Turabi è stato scarcerato nella notte: è una mossa per blandire l’opinione pubblica islamica
DAL NOSTRO INVIATO Massimo A. Alberizzi NAIROBI - Hassan al Turabi, l’ideologo islamico ex alleato del presidente sudanese Omar Al Bashir al momento del colpo di Stato che lo portò al potere il 30 giugno 1989, è stato liberato stanotte alle 23 dalla
prigione di Port Sudan. Alle 3 del mattino un aereo militare l’ha riportato a Khartoum. Turabi è tra i più fieri oppositori del regime militare sudanese ed era stato messo in manette per l’ennesima volta il 14 gennaio dopo aver dichiarato ai giornalisti che «Al Bashir farebbe bene a consegnarsi al tribunale internazionale per evitare altre sofferenze al Paese e alla sua popolazione». Considerato dagli americani un vicino ad Al Qaeda o comunque ai fondamentalisti radicali, Hassan Al Turabi è l’unico leader politico sudanese che gode di un prestigio e di un’autorevolezza tali da poter impensierire politicamente Bashir e i suoi amici. Le sue opinioni – rilasciate in diverse interviste al Corriere della Sera – non sono per nulla integraliste, ma piuttosto liberali, naturalmente visto il contesto islamico e sudanese. Turabi, 77 anni nel febbraio scorso, ha studiato alla Sorbona di Parigi e a Londra e parla correntemente francese e inglese. E così le sue tre figlie che non solo non usano il burqa ma coprono il capo con un velo leggerissimo che lascia intravedere capelli e collo.
LA MOGLIE: «SONO FELICE» - Al telefono di casa Turabi risponde la moglie Wisal, sorella di un altro leader politico sudanese, Sadiq Al Mahadi, primo ministro al momento del colpo di stato di Bashir. «Siamo felicissimi anche se non sappiamo perché è stato rilasciato. Per altro non abbiamo mai saputo perché è stato imprigionato. Non gli sono mai state rivolte accuse specifiche. Mio marito è stanchissimo e dorme. Ha i postumi di una brutta polmonite. Gli hanno ridato anche il passaporto», conclude con un ottimo inglese.
LA SCELTA DI BASHIR - Con la liberazione del suo più acerrimo nemico, Bashir tenta di blandire l’opinione pubblica islamica. Con il viaggio in Darfur di domenica ha voluto sfidare la Corte Penale Internazionale che ha spiccato un mandato di cattura contro di lui. Ha così ribadito che è in controllo della situazione. La scarcerazione di Turabi invece è una mossa per ammorbidire l’opposizione interna, soprattutto islamica, ma anche politica; quella della setta Ansar e del suo braccio operativo, il partito Umma, dell’ex primo ministro Sadiq Al Mahadi, e quella del partito-setta Khatmia dell’ex presidente Osman Al Mirghani. Sadiq e Mirghani sono stati cacciati da Bashir con il colpo di stato del 1989 che lo portò al potere. Il presidente oggi può fidarsi ciecamente solo della tribù dei Giaali, la sua, che vive a nord di Khartoum. La Corte Penale Internazionale probabilmente non riuscirà mai a arrestare il leader incriminato, finché rimane capo dello stato. Ma se dovesse esserci un cambio di regime, forse le cose per lui potrebbero mettersi male.
Come Sudanese credo che i fratelli muslimani stano lottando uno contro un altra alla insomma dopo ci troviamo MORTO IL RE E VIVA IL RE....................Abdelazim Segretario Arci Darfur Milano
No comments:
Post a Comment