Sudan and conflicts zones.

Sudan and conflicts zones.

Friday, 30 January 2009

AFRICA CRY MY BELOVED !













Africa/ Vertice ministri esteri continente a Addis Abeba
All'ordine del giorno crisi e conomica e problemi sicurezza
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Roma, 28 gen. (Apcom) - Dopo le riunioni preparatorie dei giorni scorsi, ad Addis Abeba in Etiopia è cominciata oggi la 15ma sessione ordinaria del Consiglio esecutivo dell'Unione Africana che riunisce i ministri degli Esteri dei paesi membri dell'organismo continentale. Quattro - riferisce l'agenzia Misna - i punti intorno ai quali si svilupperanno i lavori che precedono il vertice dei capi di stato e di governo del continente che invece si riuniranno dall'1 al 3 febbraio: l'elaborazione di un piano strategico per il 2009-2012; lo sviluppo delle infrastrutture; la crisi economica e alimentare; pace e sicurezza in Africa.
Nell'ambito di quest'ultimo punto, aprendo i lavori dei ministri, il presidente della commissione dell'Ua Jean Ping ha fornito gli ultimi aggiornamenti sulla situazione politica e sui colpi di stato in Guinea e Mauritania, sulle attuali aree di crisi africane (Somalia, Sudan, Gibuti ed Eritrea) e sul traffico di droga che sta diventando tratto caratteristico di alcuni paesi dell'Africa occidentale.
Il presidente della commissione ha ricordato i progressi fatti registrare da altri paesi: in particolare "gli sforzi per il consolidamento della pace e la ricostruzione post-bellica in Burundi, isole Comore, Liberia, Sierra Leone, Repubblica Centrafricana e lo stesso Sudan". Ha inoltre sottolineato "l'avanzamento della democrazia e il positivo svolgimento di elezioni in Guinea-Bissau, Zambia e Ghana". Ha infine dato merito a Sudan e Ciad per essere riusciti a ristabilire cordiali relazioni diplomatiche, alla Costa d'Avorio per l'uscita dalla crisi e ha chiesto allo Zimbabwe di mettere rapidamente in atto l'accordo di un governo di unità nazionale annunciato dalla Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe.

Alla fine AFRICA, my beloved cry for the wounds and wars!!



Thursday, 29 January 2009

Protesta del profughi

La protesta di un centinaio di giovani dei centri sociali e immigraticontro le condizioni in cui decine di profughi vivono in una ex clinica occupata
Torino, scontri sotto la Prefetturaferiti sei agenti e un manifestante
Per le forze dell'ordine c'è stato un vero e proprio assaltoI dimostranti negano: "E' stata la polizia che ci ha caricato"

TORINO - Scontri a Torino durante una manifestazione di giovani dei centri sociali e immigrati fuori dalla Prefettura. Sei poliziotti sono rimasti feriti alle gambe, colpiti con bastoni e cubetti di porfido. Ferito anche un ragazzo. I manifestanti avevano chiesto di essere ricevuti dal prefetto per spiegare la loro protesta relativa alle condizioni di decine di profughi che occupano una ex clinica della città. Secondo la polizia hanno assaltato l'edificio. Diversa la versione fornita dai dimostranti. Le forze dell'ordine hanno caricato i manifestanti, poco meno di un centinaio, a più riprese, allontanandoli dagli uffici in piazza Castello, fino a disperderli, dopo avere sparato alcuni fumogeni. I dimostranti, che nel pomeriggio aveva protestato sotto il Municipio, hanno lanciato cubetti di porfido estratti dal pavimento della piazza, pezzi di legno e ferro ricavati da alcune panchine smontate, un tombino e blocchi di neve ghiacciata. Sono state danneggiate alcune auto parcheggiate davanti alla Prefettura, contro il portone è stato lanciato un cassonetto dei rifiuti. I giovani dei centri sociali negano di aver preso d'assalto la Prefettura: "Ma quale assalto, è la polizia che ci ha caricato selvaggiamente!". "A Torino, come a Massa e Lampedusa - dice un esponente (italiano) del Comitato di solidarietà per i profughi e i migranti - c'è un filo diretto che unisce la repressione contro chi chiede diritti per i rifugiati, mentre le istituzioni li lasciano nell'isolamento totale". Il rappresentante del comitato spiega i motivi di tanta tensione in una vicenda dove i protagonisti sono 300 immigrati di Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan che occupano un edificio del Comune in via Bologna e un altro privato in corso Peschiera: "Oggi c'è stato un incontro in Comune con gli assessori Borgogno (Polizia municipale, ndr) e Borgione (Servizi sociali), ma si è concluso con un nulla di fatto. Non è stata presa alcuna decisione per garantire la residenza ai profughi, a dispetto del loro status di rifugiati politici. Così abbiamo chiesto ascolto al Prefetto". "Un ragazzo - aggiunge il portavoce del comitato - è stato accerchiato da dieci poliziotti, buttato a terra, perso a calci. E' finito all'ospedale, altri di noi sono rimasti contusi"
(27 gennaio 2009)
Lassociazione Arci Darfur Milano ha saputo solo dell giornali di questi episodi, in quando precisa che valga la buona volonta del dialogo tra profughi e autorità Italiana perche qualunqua sia profugo o megranti e un ospiti e deve respetare il buon senso del dialogo e la protesta pacifica.
Segretaria Associazione Arci Darfur Milano……………..Abdelazim Abdella Gomaa

Tuesday, 27 January 2009

EXTRATRESTERI

Tra i braccianti di Rosarno, migranti senza identità
A Reggio Calabria, costretti a vivere in capannoni abbandonati, senza luce né acqua. Impiegati in nero, alla giornata, per una paga che raramente supera i 25 euro. Sono almeno 2.000 persone. Molti senza documenti
ROSARNO (Reggio Calabria) - Costretti a vivere in capannoni abbandonati, senza luce né acqua. Impiegati in nero, alla giornata, per una paga che raramente supera i 25 euro. Sono i raccoglitori delle arance della campagna tra Rosarno, San Ferdinando e Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria. Sono almeno 2.000. Sono tutti immigrati: ghanesi, marocchini, ivoriani, maliani, sudanesi. E quasi tutti senza documenti. È una storia che dura da vent'anni.
Arrivano a dicembre, per l'inizio della raccolta dei mandarini. E vanno via a marzo, dopo la raccolta delle arance. Quest'anno pero' la stampa nazionale si e' accorta di loro. È successo lo scorso 13 dicembre, quando alcune centinaia di immigrati africani hanno marciato verso il centro di Rosarno, sfasciando qualche cassonetto per protesta. Il giorno prima, due ragazzi ivoriani di 20 e 21 anni erano stati feriti dagli spari di una pistola. Una ritorsione, secondo gli inquirenti, dopo una rapina andata male.
A un mese dai fatti, siamo tornati a Rosarno. Abbiamo visitato le baraccopoli. Siamo usciti all'alba sulle piazze dove si cerca lavoro. E abbiamo scoperto una situazione molto complessa. Dove i proprietari degli aranceti sono i figli dei braccianti che fecero le lotte per le occupazioni delle terre dopo il fascismo. Dove ogni domenica una signora di 85 anni prepara da mangiare agli immigrati che vivono nella vecchia fabbrica in citta'. E dove un gruppo di avvocati sta cercando di aiutare gli immigrati senza documenti, che qua sono praticamente tutti. Eppure le contraddizioni restano. L'emergenza abitativa nelle baraccopoli ricavate dentro le due vecchie fabbriche alla Rognetta e alla Cartiera e' evidente. Mancano servizi igienici, acqua corrente, elettricita' e riscaldamento. "Molti si ammalano qui", dice Saverio Bellizzi, coordinatore del progetto a Rosarno di Medici senza frontiere. Le condizioni di lavoro sono dure. Ma non c'e' lo stesso caporalato della Puglia. La maggior parte delle aziende agricole sono di piccoli produttori. Che vengono direttamente in piazza, ogni mattina, a caricare i quattro o cinque braccianti di cui avranno bisogno per al massimo una settimana.
E non sono nemmeno negrieri. In una diffusa economia sommersa, qua il lavoro nero e' la norma. E la paga di 25-28 euro per le otto ore di lavoro, non e' cosi' distante dai 32 euro negoziati dal contratto provinciale di Reggio Calabria. I produttori risparmiano soprattutto sui contributi. Un lavoratore in regola costerebbe sui 40 euro lordi. Ma il settore degli agrumi e' in profonda crisi. Le clementine si riescono ancora a vendere a 28 centesimi al chilo. Ma il prezzo delle arance e' crollato a 7 centesimi. Eppure nei supermercati si comprano a oltre un euro. Colpa dei tanti passaggi della trasformazione. E di un cartello che - in terra di mafia - ha bloccato lo sviluppo delle cooperative create negli anni passati dai piccoli produttori. Cosi' lo sfruttamento - come un domino - si ripercuote sull'ultimo anello della catena: i lavoratori. Assunti senza tutela. Anche nel caso dei comunitari, che vengono ingaggiati, per non aver problemi con l'ispettorato del lavoro, ma ai quali non sempre vengono pagate le effettive giornate di lavoro. Senza parlare dei non comunitari. Quasi tutti senza permesso di soggiorno. Quasi tutti non potranno regolarizzarsi per i prossimi dieci anni, avendo ricevuto un decreto di espulsione con divieto di reingresso in Italia.
E allora il problema sembra trascendere Rosarno. C'e' in Italia un esercito di uomini illegali, costretti alla clandestinita' dai meccanismi della legge sull'immigrazione, che vagano da una campagna all'altra del sud. Seguendo le stagioni: i pomodori a Foggia, le arance a Rosarno, le primizie a Caserta, le olive ad Alcamo, le patate a Cassibile. E vanno cosi' a tappare i buchi di un'agricoltura che al sud e' sempre piu' in crisi. In quello stesso sud che dopo la seconda guerra mondiale si distinse per le dure lotte contadine del movimento delle occupazioni delle terre. (Gabriele Del Grande) (Dires - Redattore Sociale)
26 gennaio 2009

Ma si sono regulare ora la questura retarda il renouvo fino che il permesso scada ed incora non lo receve il extratrestere, quindi deve cominciare a presentare di nouvo un renouvo .... dico questo per i regolare e si non sei regolare alora clandestino, guai grossa .... MA COSA DEVE FARE UN EXTRATRESTERE?....la domanda e revlto alla lega lombarda.

Wednesday, 21 January 2009

Giuramento! Sware!
That is the only historical moment for all the humanity, because now on we are all the same not because of Barack Hussein Obama had been inaugurated as president but because even white people they give him thier vote we have to work together for better world.
The time of Fascism, Salvary, Nazism, and nouziant discrimination of South Africa Appart hied is finished.
Abdelazim Abdella Gomaa

Tuesday, 20 January 2009

Archiologia

SUDAN: IL CANTIERE ARCHEOLOGICO, FINORA CURATO DALL'UNIVERSITA' DI TORINO, RIAPRE GRAZIE ALLA ACCADEMIA KRONOS

RONCIGLIONE ( VITERBO ) - UnoNotizie.it - Accademia Kronos, dando fondo a tutti i suoi risparmi, ha evitato la chiusura di un importante cantiere archeologico in Sudan curato per oltre 30 anni dall’Università di Torino. Ora terminati i fondi universitari e quelli dello Stato, anche questa campagna scavi correva il rischio di essere abbandonata. L’importanza di questo cantiere è tale, per la conoscenza della storia dell’uomo, che noi non potevamo rimanere insensibili. E così è nata la la nostra decisione di salvarlo. La scheda che segue, del prof. Roccati, offre un quadro dettagliato del sito su cui a febbraio i nostri soci, insieme agli archeologi di Torino, inizieranno a lavorare. Su una nostra newsletter di ottobre 08 chiedemmo ai nostri lettori chi fosse interessato a partecipare a questa avventura. 48 sono state le adesioni pervenute, di queste ne abbiamo accolte 2, in particolare quelle che dimostravano competenza ed esperienza di lavoro e di vita in ambienti disagiati, in estate la temperatura all’ombra è di 50 gradi. Una è, come abbiamo già scritto nel precedente notiziario, l’arch. Giuseppe Caputi, socio di AK da oltre 10 anni e competente di cantieri nei PVS e l’altra la dott.ssa Boccara, Rosa Aryèle membro dell’associazione medici senza frontiere ed esperta di malattie tropicali. A questi due nostri coraggiosi archeologhi auguriamo BUONA FORTUNA!
DESCRIZIONE Il sito archeologico del Gebel Barkal si trova nel Sudan settentrionale, presso la moderna città di Karima, a circa 400 km in linea d’aria dalla capitale Khartoum. La zona è di una straordinaria suggestione paesaggistica e il luogo fu abitato da epoche antichissime. Gli egiziani lo conquistarono intorno al 1500 a.C. e supposero che qui fosse l’origine del fiume Nilo e della loro regalità sacra in Egitto. L’area è dominata da un rilievo caratteristico, che si erge per una sessantina di metri sulla piana sottostante a circa 1 km dal Nilo. Verso sud si stacca un pinnacolo scosceso che fu assimilato al cobra simbolo della regalità. Alle pendici del monte si sviluppò quindi un sistema di templi e di palazziche rimase attivo fino all’arrivo del cristianesimo, nel VII secolo. I primi viaggiatori a darne notizia vi giunsero al principio del sec. XIX, verso il 1845 la spedizione prussiana (scientifica) di Richard Lepsius fece un rilievo sistematico dei monumenti visibili, e prelevò per i musei di Berlino alcuni oggetti significativi (statue e altari). I primi scavi, condotti da missioni britanniche dopo il 1880, portarono alla scoperta di monumenti che furono trasferiti nel Museo Egizio del Cairo e nel Museo Britannico a Londra. Durante la prima guerra mondiale vi lavorò a lungo George Reisner per conto del Museum of Fine Arts di Boston e dell’Università di Harvard, portando a Boston numerose antichità. A quel tempo nelle adiacenze era stabilito il governatorato britannico, a Marawi, sulla sponda opposta del Nilo, facilitando le ricerche. Dopo l’indipendenza del Sudan, a seguito dell’impegno per salvare le antichità della Nubia che sarebbero state sommerse dal grande lago provocato dalla costruzione della Diga Alta di Aswan, l’Italia ha ricevuto il privilegio di condurre ricerche archeologiche, scegliendo questo sito. Dal 1970 al 2005 l’Università di Roma « La Sapienza » ha potuto compiere campagne annuali di scavo. Nel 2005 la cattedra di Egittologia è stata trasferita dall’Università di Roma all’Università di Torino, e lo scrivente, in qualità di titolare, si sforza di non interrompere una grande impresa italiana.
L’INTERESSE ARCHEOLOGICO Già nel 1999 è stata allestita a Torino, presso la Promotrice di Belle Arti al Valentino, una grande mostra (circa 500 pezzi) che illustrò per la prima volta in Italia il patrimonio archeologico dell’antica Nubia detenuto dall’attuale Sudan. Successivamente, nel 2002, ancora a cura dello scrivente, è stato tenuto a Roma, e per la prima volta in Italia, il Decimo Congresso Internazionale della Società di Studi Nubiani, di cui è disponibile il ponderoso volume di Atti, edito dall’Istituto Poligrafico dello Stato nel 2006. L’importanza di queste iniziative ha una duplice ragione. Da un lato le ricerche archeologiche condotte da un secolo e mezzo hanno messo in luce la ricchezza culturale di questo territorio, il cui potenziale archeologico è appena stato intaccato, anche a causa dell’arretratezza del Sudan (mancanza di strade e di comunicazioni), che peraltro ha permesso una migliore conservazione dei terreni archeologici. D’altronde nell’ultimo mezzo secolo è maturata la coscienza dell’importanza dei popoli africani nello sviluppo della civiltà, modificando radicalmente la prospettiva razzista che aveva in precedenza condizionato questi studi. Il deciframento in corso della lingua e scrittura meroitica (una fase della storia della Nubia corrispondente approssimativamente all’impero romano) può solo aumentare l’interesse delle ricerche. Si aggiunge infine il valore politico di queste attività che restituiscono al Sudan una base di identità nazionale, non più considerata esclusivamente alla luce della religione islamica. Recentemente anche il Sudan è entrato in una fase di intenso sviluppo, con costruzione di dighe, ponti e strade, che, se rendono più facile l’accesso ai luoghi, portano una minaccia sempre più pressante per la salvaguardia delle antichità. Nel 2007 l’UNESCO ha classificato l’area del Gebel Barkal tra i siti protetti come patrimonio dell’umanità.
STORIA ED ESPLORAZIONE Attualmente la documentazione archeologica prodotta dal Gebel Barkal si estende sutre periodi : 1) l’occupazione egiziana del sito tra il 1500 e il 1100 a.C. ha lasciato resti di diversi santuarii eretti in pietra, tra cui il tempio di Amon spicca per imponenza. La città di Napata divenne capitale della Nubia, ed è ricordata anche nell’Aida di Verdi. 2) Durante l’VIII secolo a.C. Napata divenne centro di un impero che includeva il possesso dell’Egitto fino a Menfi, e stabilì alcune necropoli monumentali nelle adiacenze, contraddistinte dalla ripresa della forma a piramide per le tombe regali. 3) In un periodo corrispondente alle monarchie ellenistiche, la capitale fu trasportata a Meroe, dall’altra parte del deserto di Bayuda, presso il Nilo, ma Napata rimase una delle città principali del regno, in cui si ripeteva la cerimonia dell’incoronazione del re. La Missione archeologica italiana si è trovata ad operare in diversi settori dell’area archeologica che risalgono all’ultima fase, mettendo in luce soprattutto edifici pertinenti al grande regno di Natakamani, coevo al dominio della dinastia flavia a Roma (fine I sec.d.C.). Tutta la zona è stata profondamente saccheggiata e successivamente ricoperta dal fango di inondazioni sovrabbondanti e dalla sabbia portata dalle tempeste di vento. Ciò complica le ricerche, le rallenta ed esige la presenza di personale dotato di alta competenza. Nondimeno gli scavi hanno potuto riconoscere finora due templi, un palazzo di enormi proporzioni (su una piattaforma quadrata di 63 m di lato), un altro palazzo che, inaspettatamente, ha rivelato una architettura in puro stile greco, un edificio di carattere termale e rituale. Il lavoro da compiere è immenso. Tuttavia, dal 1970, la Missione italiana è stata l’unica ad assicurare una presenza annuale regolare, seppure di durata limitata, fino al presente. Le difficili condizioni climatiche (calore torrido da aprile e piogge in estate), l’isolamento (attenuato in anni recenti dalla possibilità di telefonare e da un miglioramento dei trasporti), i tempi richiesti dagli spostamenti, l’elementarità delle risorse, infine la scarsità di finanziamenti, hanno imposto soggiorni di breve durata, da un minimo di tre settimane ad un massimo di cinque o sei, concentrate soprattutto attorno al mese di febbraio. RISORSE UMANE ED ECONOMICHE Per motivi logistici la Missione deve includere un numero minimo di componenti (oltre al direttore, un architetto e disegnatore, fotografo, archeologo, eventuale restauratore e ceramologo), dotati della migliore competenza per assicurare la qualità dei risultati. Secondo le possibilità il personale è integrato da un paio di giovani specializzandi, come aiuti e per permettere la formazione di nuovi esperti. In altre parole si tratta di una ricerca scientifica che funge anche da cantiere scuola. Il numero dei partecipanti è determinato dalla disponibilità dei trasporti, dalla ricettività della residenza (una abitazione in affitto) oltre che dalle risorse economiche. Il bilancio della Missione si avvale da oltre un decennio del cofinanziamento derivante da un contributo del Ministero degli Affari Esteri italiano in aggiunta a sovvenzioni di altra origine (universitaria o privata). Il costo medio reale di una singola Missione si ripartisce tra 15000 e 20000 euro, tenendo conto che la partecipazione di tutti i membri è esclusivamente a titolo di volontariato, dietro totale copertura delle spese (che sul posto non sono rilevanti). Tuttavia la progressiva riduzione dei fondi accordati, oltre ad incidere sulla durata del soggiorno e sul numero dei partecipanti, è giunta al punto critico di imporre la chiusura della Missione. Tale è la prospettiva per il 2009 : gli ultimi risultati sono stati esposti nel Congresso meroitico tenuto a Vienna nel settembre scorso, e, se non interverranno a breve segnali di interesse per questa attività (aiuti privati intorno ai 10000 euro), l’Italia perderà una concessione di scavo che l’ha allineata per oltre un quarto di secolo ai Paesi europei più progrediti.

Monday, 19 January 2009

Killing one another!!!

Darfur/ Scontri tra ribelli minacciano 30.000 civili nel sud
Appello Onu perchè cessino violenze, dispiegati i peacekeeper,
Roma, 19 gen. (Apcom) - Le Nazioni Unite lanciano un appello perchè cessino i combattimenti nell'area di Muhajeriya, nel Darfur del Sud, che minacciano circa 30.000 civili. Nei giorni scorsi, i ribelli darfuriani del Movimento per la giustizia e l'uguaglianza (Jem) hanno preso il controllo della città, cacciando i guerriglieri di un'altra fazione di ribelli, Movimento/Esercito di liberazione del Sud di Minni Minnawi, che ora minacciano ritorsioni.
Il Coordinatore per gli aiuti umanitari in Sudan, Kenro Oshidari, ha riferito di morti e feriti e della distruzione di un ufficio dell'Onu nella regione. "Le ostilità devono cessare in modo da consentire alle agenzie umanitarie di tornare in città e continuare il loro lavoro salvavita", ha detto Oshidari in un comunicato. Al momento nella città sono stati inviati i peacekeeper della forza di pace Onu-Unione africana (Unamid), per proteggere la popolazione locale. Il personale Onu ha quindi garantito il trasporto a Nyala, di sei persone rimaste ferite.
Come la mettiamo questa facenda?!!....................................Azim

Thursday, 15 January 2009

Silenzio del Inocente!?


14-01-09
ITALIA-SUDAN: COLLOQUI FRATTINI-CONSIGLIERE BASHIR SU DARFUR E PACE



(ASCA) - Roma, 14 gen - Il ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini, ha incontrato oggi alla Farnesina il consigliere personale del Presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir, Nafie Ali Nafie, quarta carica istituzionale del Paese, che era accompagnato dal sottosegretario agli Esteri, Mutraf Siddig. Lo rende noto la Farnesina.''Durante il cordiale colloquio sono stati approfonditi i temi dell'Accordo di Pace tra nord e sud Sudan del 2005 e della crisi in Darfur, i cui positivi esiti sono essenziali per incoraggiare il processo di riconciliazione nazionale ed il mantenimento dell'unita' territoriale del Paese'', spiega la nota.''L'Italia - continua la Farnesina - e' impegnata a favore dell'Accordo di Pace Nord-Sud, di cui e' co-firmataria a titolo di osservatore, ed e' membro della Commissione di Verifica dell'attuazione dell'Accordo stesso''.''E' stato ribadito il pieno sostegno italiano all'opera di mediazione svolta dall'ex-ministro degli Esteri del Burkina Faso, Djibril Bassole', per conto delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana ed e' stato sottolineato l'appoggio del nostro Paese ad UNAMID, la forza di pace congiunta delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana in Darfur'', sottolinea la nota del ministero degli Affari Esteri.''Le due parti - aggiunge - hanno anche discusso dei processi politici in atto in Somalia ed hanno convenuto sulla necessita' di sostenere il processo di pace di Gibuti ed il rafforzamento del quadro politico interno somalo al fine di garantire la stabilita' del Paese ed affrontare con forza il fenomeno della pirateria''.''Frattini e Nafie hanno evidenziato - conclude la nota - il buon andamento delle relazioni bilaterali tra i due Paesi, hanno sottolineato il ruolo che la Cooperazione allo Sviluppo italiana svolge a favore delle fasce piu' vulnerabili della popolazione sudanese ed hanno convenuto sull'opportunita' di rafforzare i rapporti economico-commerciali, anche attraverso una maggiore presenza di imprese italiane nell'economia del Sudan, in questi anni in forte crescita, con particolare riguardo ai settori dell'agricoltura e delle infrastrutture''.com-ghi/dnp/rob

No coment!??

Tuesday, 13 January 2009

Sudan - Cina - America


13.01.2009Cinesi in Sudan per peacekeeping
di Giovanni De Sio Cesari Nyala, capitale del Darfur del sud, 12 gennaio 2009. E’ ripartito verso la Cina il primo gruppo del contingente di genieri cinesi delle forze di peacekeeping che erano nel paese dal novembre 2007. Un aereo speciale aveva portato domenica i primi 160 soldati cinesi del secondo contingente per sostituirli. Il 18 ottobre erano stati rapiti nove tecnici cinesi e due autisti sudanesi nella zona di Kordofan attigua quella del Darfur dove infuria la guerra fra le etnie; 5 di essi sono stati uccisi e degli altri non si hanno notizie. I rapitori richiedono un accordo per partecipare ai grossi proventi per lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di petrolio. Attualmente opera nella zona una ditta statale cinese che si avvale della partecipazione anche di imprese dell’India e della Malaysia.Per la situazione nel Darfur è stato messo un embargo internazionale al Sudan ma ad esso non aderisce la Cina (assieme ad altre nazioni fra cui la Russia): i ribelli accusano la Cina quindi di aiutare il governo di Kartum considerato responsabile del genocidio nel Darfur anche con fornitura di armi. Già nei mesi precedenti si erano avuti attacchi alle istallazioni e erano stati rapiti 4 dipendenti indiani poi rilasciati.La Cina persegue in tutta l’Africa una politica economica aggressiva per accaparrare le risorse in competizione con le società occidentali. Essa si presenta politicamente come una nazione non colonialista, proclama invece una solidarietà con quelle popolazioni affermando che intende instaurare rapporti paritari vantaggiosi per tutte e due le parti: il termine comune cinese è “win win” che significa metà e metà (fitty-fifty come si dice in inglese).In realtà i cinesi non hanno preclusioni ideologiche, non richiedono diritti umani, non si immischiano negli affari locali, non hanno insomma le “ubbie” dell’opinione pubblica occidentale. Nel Sudan, quindi isolato a livello internazionale, la Cina non pone problemi ed è diventato il primo partner commerciale e si avvia ad esserlo anche in altri paesi dell’area. La concorrenza cinese all’Occidente non è più solo nei mercati di importazione ma anche nell’acquisto di materie prime. Ed è, in tutte e due i casi, una concorrenza molto temibile.

OPERAZIONE IN DARFUR PER IL NUOVO COMANDO USA AFRICOM

(13/01/2009) -
Il Comando USA per le operazioni in Africa, AFRICOM, ha dato il via ad un ponte aereo per trasferire in Darfur, via Ruanda, 75 tonnellate di materiali pesanti (camion per il trasporto carburante, elevatori, depositi d’acqua ed attrezzature varie non meglio specificate), a sostegno dell’ambigua operazione di “peacekeeping” che ONU e Unione Africana sostengono nella regione occidentale del Sudan dal 2004. La missione aerea, la maggiore mai realizzata da quando il comando è divenuto operativo, prevede l’utilizzo di due aerei cargo C-17 “Globemaster III” dell’Air Mobility Command (AMC), ed è stata autorizzata l’1 gennaio 2009 dal presidente uscente George W. Bush. In una nota inviata alla Segretaria di Stato Condoleezza Rice, è stata definita d’“importanza strategica per gli interessi e la sicurezza degli Stati Uniti d’America”. Le operazioni di trasporto saranno coordinate dal 618th Tanker Airlift Control Center dell’AMC, con sede presso la Scott Air Force Base, e dalla “Seventeenth Air Force” USA, riattivata nella base tedesca di Ramstein quale principale strumento operativo aereo di AFRICOM. Secondo Vince Crawley, portavoce del Comando USA per l’Africa, “i velivoli C-17 effettueranno numerosi viaggi tra l’aeroporto di Kigali, Ruanda, ed uno scalo aereo in Darfur non ancora individuato, dove le truppe statunitensi opereranno solo il tempo richiesto per le attività di scarico dei materiali”. Parallelamente al dispositivo attivato dal Pentagono, il Dipartimento di Stato avvierà un analogo intervento in Darfur con fondi propri, che vedrà l’affidamento ad una compagnia aerea privata della movimentazione di circa 240 container di “materiali pesanti” che giungeranno a Port Sudan, città nordorientale sul Mar Rosso. L’(ex) presidente George W. Bush ha autorizzato il Dipartimento di Stato a procedere alle operazioni in Sudan senza attendere la notifica del programma al Congresso, con la giustificazione, patetica, che “se non si agisce con urgenza, si metterà a forte rischio la salute e il benessere delle persone”. Per movimentare le attrezzature destinate alla forza multinazionale in Darfur, i militari statunitensi potranno contare sull’apporto del personale della Rwanda Defense Force, con cui è stato avviato un programma di addestramento specifico che vede la presenza d’istruttori della “Southern European Task Force” USA con sede a Vicenza, Italia. Il programma fa parte del nuovo “ADAPT - Africa Deployment Assistance Phased Training”, iniziativa di Washington per il “rafforzamento delle capacità di logistica e trasporto militare dei partner africani”. ADAPT ha avuto il suo esordio nell’estate 2008, in occasione del trasferimento di “peacekeeper” dall’Uganda alla Somalia. “Continueremo a lavorare in stretto collegamento con le Nazioni Unite non solo per assicurare il trasporto delle forze di peacekeeping ma anche per il loro addestramento ed equipaggiamento”, ha dichiarato il portavoce di AFRICOM, Vince Crawley. “Le forze armate USA forniscono addestramento ai peacekeeper in Africa da oltre dieci anni e il primo trasporto di truppe e materiali a sostegno della missione in Darfur risale al 2004. L’ultima missione, la quarta, è avvenuta nell’ottobre 2007”. La decisione dell’amministrazione Bush di inviare i C-17 in Sudan, a meno di 15 giorni dalla conclusione del suo mandato, trova il pieno sostegno del neo presidente Barack Obama. Obama tenterà di far assumere agli Stati Uniti un ruolo ancora più attivo negli scenari diplomatici e militari africani. Durante la sua campagna elettorale, ha auspicato che le forze armate possano fornire un supporto logistico maggiore agli sforzi dei peacekeeping in Sudan. Barck Obama si è pure detto favorevole all’ipotesi di creare una “no-fly zone” in Darfur, proposta lanciata congiuntamente due anni da George W. Bush e dall’allora primo ministro britannico, Tony Blair. Allora, i due capi di stato si trovarono d’accordo pure sulla necessità di bombardare gli aeroporti militari sudanesi nel caso di un loro utilizzo per raid in Darfur o in altre province del paese. Molto probabilmente, il ponte aereo USA-Germania-Ruanda-Sudan coinvolgerà direttamente il nostro paese, in primo luogo la base siciliana di Sigonella, che l’Air Mobility Command vorrebbe trasformare in uno dei principali scali europei dei velivoli cargo e cisterna USA. In un’intervista rilasciata al periodico Air Forces Magazine (novembre 2008), il generale Duncan J. McNabb, la più alta autorità militare nel settore del trasporto aereo statunitense, ha spiegato che “per assicurare il successo dell’intervento in Africa”, è indispensabile “sviluppare le infrastrutture delle basi chiave, come Lajes Field, l’isola Ascensione nell’Atlantico e Sigonella, Sicilia”. “L’Air Mobility Command - ha aggiunto McNabb – sta lavorando con il comando dell’US Air Force in Europa per trasferire in queste installazioni, dalla base aerea di Ramstein, Germania, il traffico aereo di AFRICOM”. L'Italia, però, non si limiterà a fornire basi logistiche per i velivoli da trasporto delle forze armate USA. Alla vigilia di Natale, il ministro della Difesa Ignazio la Russa, e il capo di stato maggiore Vincenzo Camporini hanno annunciato che le nostre forze armate si stanno preparando a partecipare alla missione congiunta ONU-UA nel Darfur, “mettendo a disposizione i propri velivoli da trasporto e proteggere le popolazioni locali da una sorta di pulizia etnica che in qualche modo si suppone guidata da poteri politici locali. L'Unione Africana non dispone di strutture logistiche, in particolare di mezzi di trasporto aereo per potere dispiegarsi e intervenire”, ha aggiunto Vincenzo Camporini. “In questo quadro è stato chiesto all’Italia e ad altri paesi di farsi carico del trasporto aereo di parte di queste truppe. La partecipazione italiana doveva partire l’anno scorso, ma non è stato possibile effettuarla perché sono stati posti dei problemi burocratici piuttosto pesanti per concedere i visti per le varie missioni di ricognizione preventive”. In realtà la causa del ritardo dell’intervento italiano starebbe nell’insufficienza di velivoli da trasporto a disposizione dell’Aeronautica militare, specie dopo l’escalation bellica in Afghanistan. Un gap che potrebbe essere superato - secondo fonti provenienti dagli Stati Uniti - dal leasing di due o più C-17 “Globemaster III”, come fatto di recente dalla Gran Bretagna. Nel febbraio 2008, l’allora governo Prodi avrebbe avviato una trattativa con le autorità USA per l’affitto dei C-17 e alcuni ufficiali italiani si sarebbero messi in contatto con la società Boeing, produttrice dei velivoli. Una scelta, quella per l’aereo di fabbricazione statunitense, dettata dalle sue ineguagliate capacità di carico (ogni volo può alloggiare 18 pallet standard NATO, o, in alternativa 102 paracadutisti, 3 elicotteri d’attacco AH-64 Apache e un carro armato MTB Abrams). La trattativa è poi proseguita con il governo Berlusconi. Washington si è dichiarata favorevole al leasing, utilizzando il cosiddetto programma “U.S. Foreign Military Sales (FMS)”. Washington avrebbe pure verificato la possibilità di avvalersi di una o più imprese italiane per trasferire all’Italia i C-17. La stampa statunitense, riferendosi a non meglio specificate “fonti dell’US Air Force”, ha fatto il nome di Alisud, la società che effettua nella base di Sigonella le operazioni di carico e scarico dei velivoli da trasporto strategici, compresi i C-17.
Antonio Mazzeo
Ma ora cosa fanno? conferenza di pace ! Prima disarmare i Jengaweed !!!................................Abdelazim Gomaa Associazione Arci Darfur Milano

Errore Geografico!!!!




Sabato 10 Gennaio 2009 15:37VIGILIA DEL "FABRIZIO MEONI DAY": IL BILANCIO DI UN ANNO DI SOLIDARIETA PER LA FONDAZIONECompletati progetti importanti e avviate nuove collaborazioni; a Dakar i bambini rifiutati dalla scuola pubblica studiano alla nuova scuola popolare “Meoni/Despres” aperta da pochi giorni. CASTIGLION FIORENTINO (AREZZO) - Alla vigilia del "Fabrizio Meoni Day" ("FABRIZIO MEONI DAY": UNA GIORNATA DI SPORT E SOLIDARIETA') di Castiglion Fiorentino, che si svolge domani, domenica 11 gennaio, nel 4° anniversario della morte del motociclista castiglionese, la Fondazione Fabrizio Meoni traccia il bilancio dell'ultimo anno di attività.
Si è chiuso un anno molto positivo per le attività della Fondazione Fabrizio Meoni, che ha investito circa 70.000,00 euro nei progetti umanitari in Senegal, Darfur e Uganda. Un lavoro di “squadra” quello della Fondazione, che assieme a Congregazioni missionarie, Enti e organizzazioni italiane e straniere sta portando avanti con tenacia ed impegno.
Nel 2008 sono state aperte 2 nuove scuole: una nella martoriata regione del Darfur (Sud Sudan), in una delle missioni storiche dei padri comboniani italiani, ed una a Dakar, nel poverissimo quartiere di Yembeul Ben Barack, la banlieu fatiscente della grande città, dove tanti ragazzini sono rifiutati anche dalla scuola pubblica.
E’ stata costruita, abbattendo i ruderi di un precedente pseudo-edificio, una nuova scuola popolare grazie all’impegno del Presidente Cyril Despres che più volte ha fatto visita ai lavori ed ha seguito personalmente le varie fasi del progetto. E’ intenzione della Fondazione promuovere adozioni a distanza in questa scuola.
Entrato nel vivo delle attività anche il “Centro di Formazione Fabrizio Meoni”, il progetto più importante messo in cantiere dopo la scomparsa del grande campione.E’ stato realizzato in collaborazione con l’organizzazione interafricana Enda Ecopole, che si occupa di favorire l’occupazione degli strati sociali più deboli e recuperare i ragazzi di strada, la cui condizione di abbandono e miseria tanto colpì Fabrizio che in vita incontrò più volte alcuni di questi gruppi. Determinante, per il completamento di questo progetto, è stato il contributo di Banca Etruria, da sempre attenta e costante nel seguire e sostenere il ricordo umanitario di Fabrizio Meoni.
Attualmente sono in formazione circa 60 ragazzi recuperati dalle bande di strada e dall’emarginazione e presto cominceranno a lavorare nel settore del recupero e riciclaggio dei materiali di scarto. Un progetto molto importante, anche per le implicazioni di rispetto e salvaguardia dell’ambiente, che in Senegal è uno dei punti più problematici di un quadro socio-economico estremamente difficoltoso.
Grande sostegno la Fondazione ha riposto nelle attività dei Padri maristi di Dakar, guidati dalla suora marista bresciana Santina Sterni, che sono fautori di un impegno quotidiano di accoglienza e recupero dei ragazzi abbandonati: grazie alla suora e ai collaboratori i ragazzi “di strada” ricevono nutrizione, visite, medicinali, vestiario, vengono organizzate attività ricreative e sociali e si cerca di trovare un’alternativa alla strada per ognuno dei giovani: spesso sono riaccompagnati a casa, da dove erano fuggiti per cause collegate alla povertà della famiglia ed alla speranza di trovare un lavoro. Anche la famiglia riceve doni ed aiuto, quando i ragazzi tornano a casa, affinché si trovi la forza di ripartire.
L’ultimo progetto messo in campo dalla Fondazione è la costruzione di un Centro per l’accoglienza e la formazione dei giovani in Uganda, a favore della missione dei Padri Comboniani guidata dal celebre vescovo italiano Mons. Giuseppe Franzelli e nella quale lavora un giovane missionario fiorentino: padre Maurizio Calducci.
Un progetto attuato in collaborazione con la Caritas diocesana di Firenze, gemellata con la Diocesi di Lira, dove verrà costruito il Centro. Un progetto destinato ad accogliere e a formare ai mestieri di tipo agricolo i giovani della diocesi ed in particolari i ragazzi abbandonati e senza famiglia.
Per ulteriori informazioni sui progetti si può visitare il sito www.fondazionefabriziomeoni.it
La Fondazione è impegnata in numerosi progetti in Senegal, Sud Sudan (Darfur), Uganda e Tanzania. Vengono finanziate esclusivamente attività in contesti dove siamo presenti operativamente tramite i missionari e le organizzazioni con cui lavoriamo.
L’associazione Arci Darfur Milano voli precisare che un errore Sud Sudan, Darfur, assolutamente diversi e da notare nella mapa qui sotto indicata,
Darfur e la reggione vicino Chad e Libia ombreggiato colore sabia, invece Sud Sudan e colore Bianco quindi e grandi defferenza.

Questi equivoci geografici sono grande errore spero che non sarano pubblicati perche ora i Darfuriani in Italia sono 3000 circa mentere i Sud Sudanese sono cerca 200 vero che sonop tutti Sudanese ma un errore scrivere SUD SUDAN (DARFUR).

Abdelazim Abdella Gomaa
Segretario Associazione Arci Darfur Milano
Darfur1917@gmial.com
3298116802

Monday, 12 January 2009

Un errore

!!

Sabato 10 Gennaio 2009 15:37VIGILIA DEL "FABRIZIO MEONI DAY": IL BILANCIO DI UN ANNO DI SOLIDARIETA PER LA FONDAZIONECompletati progetti importanti e avviate nuove collaborazioni; a Dakar i bambini rifiutati dalla scuola pubblica studiano alla nuova scuola popolare “Meoni/Despres” aperta da pochi giorni. CASTIGLION FIORENTINO (AREZZO) - Alla vigilia del "Fabrizio Meoni Day" ("FABRIZIO MEONI DAY": UNA GIORNATA DI SPORT E SOLIDARIETA') di Castiglion Fiorentino, che si svolge domani, domenica 11 gennaio, nel 4° anniversario della morte del motociclista castiglionese, la Fondazione Fabrizio Meoni traccia il bilancio dell'ultimo anno di attività.
Si è chiuso un anno molto positivo per le attività della Fondazione Fabrizio Meoni, che ha investito circa 70.000,00 euro nei progetti umanitari in Senegal, Darfur e Uganda. Un lavoro di “squadra” quello della Fondazione, che assieme a Congregazioni missionarie, Enti e organizzazioni italiane e straniere sta portando avanti con tenacia ed impegno.
Nel 2008 sono state aperte 2 nuove scuole: una nella martoriata regione del Darfur (Sud Sudan), in una delle missioni storiche dei padri comboniani italiani, ed una a Dakar, nel poverissimo quartiere di Yembeul Ben Barack, la banlieu fatiscente della grande città, dove tanti ragazzini sono rifiutati anche dalla scuola pubblica.
E’ stata costruita, abbattendo i ruderi di un precedente pseudo-edificio, una nuova scuola popolare grazie all’impegno del Presidente Cyril Despres che più volte ha fatto visita ai lavori ed ha seguito personalmente le varie fasi del progetto. E’ intenzione della Fondazione promuovere adozioni a distanza in questa scuola.
Entrato nel vivo delle attività anche il “Centro di Formazione Fabrizio Meoni”, il progetto più importante messo in cantiere dopo la scomparsa del grande campione.E’ stato realizzato in collaborazione con l’organizzazione interafricana Enda Ecopole, che si occupa di favorire l’occupazione degli strati sociali più deboli e recuperare i ragazzi di strada, la cui condizione di abbandono e miseria tanto colpì Fabrizio che in vita incontrò più volte alcuni di questi gruppi. Determinante, per il completamento di questo progetto, è stato il contributo di Banca Etruria, da sempre attenta e costante nel seguire e sostenere il ricordo umanitario di Fabrizio Meoni.
Attualmente sono in formazione circa 60 ragazzi recuperati dalle bande di strada e dall’emarginazione e presto cominceranno a lavorare nel settore del recupero e riciclaggio dei materiali di scarto. Un progetto molto importante, anche per le implicazioni di rispetto e salvaguardia dell’ambiente, che in Senegal è uno dei punti più problematici di un quadro socio-economico estremamente difficoltoso.
Grande sostegno la Fondazione ha riposto nelle attività dei Padri maristi di Dakar, guidati dalla suora marista bresciana Santina Sterni, che sono fautori di un impegno quotidiano di accoglienza e recupero dei ragazzi abbandonati: grazie alla suora e ai collaboratori i ragazzi “di strada” ricevono nutrizione, visite, medicinali, vestiario, vengono organizzate attività ricreative e sociali e si cerca di trovare un’alternativa alla strada per ognuno dei giovani: spesso sono riaccompagnati a casa, da dove erano fuggiti per cause collegate alla povertà della famiglia ed alla speranza di trovare un lavoro. Anche la famiglia riceve doni ed aiuto, quando i ragazzi tornano a casa, affinché si trovi la forza di ripartire.
L’ultimo progetto messo in campo dalla Fondazione è la costruzione di un Centro per l’accoglienza e la formazione dei giovani in Uganda, a favore della missione dei Padri Comboniani guidata dal celebre vescovo italiano Mons. Giuseppe Franzelli e nella quale lavora un giovane missionario fiorentino: padre Maurizio Calducci.
Un progetto attuato in collaborazione con la Caritas diocesana di Firenze, gemellata con la Diocesi di Lira, dove verrà costruito il Centro. Un progetto destinato ad accogliere e a formare ai mestieri di tipo agricolo i giovani della diocesi ed in particolari i ragazzi abbandonati e senza famiglia.
Per ulteriori informazioni sui progetti si può visitare il sito http://www.viaroma100.net/www.fondazionefabriziomeoni.it
La Fondazione è impegnata in numerosi progetti in Senegal, Sud Sudan (Darfur), Uganda e Tanzania. Vengono finanziate esclusivamente attività in contesti dove siamo presenti operativamente tramite i missionari e le organizzazioni con cui lavoriamo.
L’associazione Arci Darfur Milano voli precisare che un errore Sud Sudan, Darfur, assolutamente diversi e da notare nella mapa qui sotto indicata,
Darfur e la reggione vicino Chad e Libia ombreggiato colore sabia, invece Sud Sudan e colore Bianco quindi e grandi defferenza.

Questi equivoci geografici sono grande errore spero che non sarano pubblicati perche ora i Darfuriani in Italia sono 3000 circa mentere i Sud Sudanese sono cerca 200 vero che sonop tutti Sudanese ma un errore scrivere SUD SUDAN (DARFUR).

Abdelazim Abdella Gomaa
Segretario Associazione Arci Darfur Milano
Darfur1917@gmial.com
3298116802

Friday, 9 January 2009

Bombardamento!!!

Darfur/ Ribelli Jem: Khartoum ha bombardato nostre postazioni
Stampa: Jem pronti ad attacco dopo sentenza della corte dell'Aia
Cairo, 9 gen. (Ap-Apcom) - I ribelli del Darfur del Movimento per la giustizia e l'uguaglianza (Jem) hanno accusato il governo di aver bombardato le loro postazioni nel nord della regione sudanese. Il bombardamento è stato confermato da alcuni operatori umanitari attivi nella regione.
Stando a quanto riferito al Sudan Tribune dal vice comandante generale del Jem, Suleiman Sandal, aerei Antonov ed elicotteri di Khartoum hanno cominciato a bombardare le postazioni del movimento mercoledì notte. Un portavoce del gruppo, Abu Bakr Hamed, ha precisato che sono stati colpiti villaggi e pozzi per un raggio di 200 chilometri. Lo stesso portavoce ha poi motivato questo attacco con l'intenzione del governo di scatenare una situazione di caos, in vista della decisione della Corte penale internazionale dell'Aia di emettere o meno un mandato di arresto contro il Presidente sudanese Omar al Bashir, per crimini di guerra nella regione.
Il governo non ha commentato, ma la stampa sudanese ha riferito negli ultimi giorni di un piano del Jem per attaccare la capitale una volta che la Corte dell'Aia avrà spiccato il mandato di arresto contro al Bashir. Nei giorni scorsi, scrive oggi il Sudan Tribune, il Sottosegretario agli Esteri, Mutrif Siddiq, ha dichiarato che i ribelli del Jem starebbero ammassando truppe al confine con il Ciad, in vista di un attacco alle città sudanesi e ai pozzi petroliferi della regione del Kordofan. "Ci stiamo preparando, non consentiremo mai che accada", ha detto il Sottosegretario.
Intanto, una delegazione del Jem si trova a Washington per discutere con l'inviato speciale Usa per il Sudan, Richard Williamson, del processo di pace nella regione. "Abbiamo informato l'inviato Usa che il nostro obiettivo strategico è ottenere pace e stabilità nella regione - ha detto al Sudan Tribune un portavoce della delegazione, Ahmed Hussein - non abbiamo altri interessi, per quanto ci riguarda. Allo stesso tempo gli abbiamo detto che Khartoum deve dare prova della sua serietà nel mettere fine a tutte le attività militari, a smetterla di impedire le operazioni umanitarie e a indurre alla fuga i civili". La delegazione dovrebbe incontrare oggi il Segretario di Stato aggiunto per gli Affari africani, Jenadyi Frazer.
Scusati amici ma perche non si dialoga prima sono ossesionato di questi bombardamente perche anche che non ha colpa e punito, e finito il tempo della giustizia e la raggione del vecchio Sudan e soui vecchie anziani sotto l'albero o dentro il "Diewan" con un tassina di caffè o bicchiere di tè resolvano problemi enormi ora siamo RAMPI del trentizimo secolo ragiuniamo con l'armi, bazzuca, antinov etc............che vergogna.......................................................azim

Thursday, 8 January 2009

Italia e la prima ... Waw!


APCOM
Darfur; Due aerei pronti per missione italiana in ambito Onu
La pianificazione al Coi è ancora in corso, si attende via libera

La pianificazione al Coi è ancora in corso, si attende via libera
Roma, 7 gen. (Apcom) - Due aerei da trasporto italiani sono pronti a partire per la regione sudanese del Darfur, nell'ambito della missione di pace congiunta Onu-Unione africana (Unamid), approvata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu nel luglio 2007 e operativa dal 31 dicembre 2007. "La pianificazione al Coi (Comando Operativo di vertice Interforze) è ancora in corso - fanno sapere ad Apcom fonti militari -, sono già pronti a partire due velivoli, un C-27J e un C-130J per il trasporto tattico. Al momento non è ancora stato deciso se la missione italiana comporterà l'impiego di entrambi o di uno solo". Due giorni fa, il portavoce del ministro della Difesa, Luca Salerno, ha fatto sapere che "la partecipazione italiana alla missione internazionale in Darfur è già stata approvata, su proposta del Ministro La Russa, dal governo italiano all'interno del decreto che finanzia le nostre missioni". Quindi ha aggiunto: "Spetta ora agli organismi internazionali dare il via operativo alla missione a cui la nostra Aeronautica Militare è già pronta". Le Nazioni Unite hanno più volte sollecitato gli Stati membri a fornire le attrezzature logistiche necessarie ai peacekeeper per operare in Darfur, una regione grande quanto la Francia e priva di infrastrutture. Lo stesso Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha ripetutamente chiesto la disponibilità a inviare soprattutto velivoli da trasporto. E nei giorni scorsi è giunta anche la disponibilità degli Stati Uniti a inviare due C17 per il trasporto di attrezzature all'Unamid. Un portavoce del comando Usa per l'Africa, Vince Crawley, ha precisato all'Herald Tribune che il Pentagono invierà due C-17 per trasportare le attrezzature necessarie all'Unamid, che rimarranno in Darfur solo il tempo necessario per scaricare i velivoli. Crawley ha dichiarato che i due aerei raggiungeranno il Ruanda per caricare 75 tonnellate di veicoli e altre attrezzature pesanti, per poi raggiungere il Darfur nelle prossime due o tre settimane. Il Dipartimento di Stato, invece, affiderà a un contractor il trasporto di 240 container di altre attrezzature, al momento bloccate a Port Sudan. Il conflitto scoppiato nel febbraio del 2003 ha causato almeno 300.000 morti e oltre 2,5 milioni di profughi. Secondo l'Unicef, sono circa 2,3 milioni i bambini colpiti dalla guerra in Darfur.

Cari amici quellque volta ho dubbitato della buona fede nel politica Italiana, ma questa volta e successo il contrario ci sono due c17 per trasportare l'attrezzature all'Unamid, quest si che voldire azione............................................Azim Segretario Arci Darfur Milano.

Monday, 5 January 2009

Salam .... Elfashir Hospital


eventi > nord-ovest > nord-est > centro > sud > varie > concorsi > archivio eventi > segnalazione eventi





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Marcello Bonfanti.
Sudan - Diritto al cuore
08/01/09 > 21/01/09 - Milano

Prosegue il suo percorso la mostra fotografica itinerante di Emergency "Sudan. Diritto al cuore".
La mostra, che ha ricevuto il Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, si compone di cinquanta suggestive immagini a colori di Marcello Bonfanti, fotografo milanese che ha interpretato con occhio sensibile l’impegno umanitario di Emergency in Sudan, riuscendo a raccontarne con intensità le emozioni, i momenti, le persone, gli spazi creati.
Durante l’incontro verrà presentato il volume fotografico “Sudan. Diritto al cuore”.
Gli scatti di Marcello Bonfanti accompagnano il visitatore in un lungo viaggio alla scoperta della vita quotidiana nel campo profughi di Mayo, nei sobborghi di Khartoum, dove circa 300 mila persone vivono in condizioni al limite dell’umano. Qui Emergency ha aperto un ambulatorio che offre assistenza pediatrica gratuita. Particolare attenzione è dedicata al Centro Salam di cardiochirurgia di Khartoum.
Il Centro Salam offre assistenza sanitaria altamente specializzata e gratuita per bambini e adulti affetti da patologie cardiache e malformazioni congenite del Sudan e dei paesi confinanti.
Il Centro Salam mostra, anche attraverso l’architettura, che i diritti umani – e in particolare il diritto alla salute – possono essere un patrimonio comune senza distinzioni di etnia, sesso, religione, ceto sociale.
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Marcello Bonfanti. Sudan - Diritto al cuore

Inaugurazione: giovedì 8 gennaio alle ore 18.30. All’inaugurazione saranno presenti il fotografo, Marcello Bonfanti, e Teresa Sarti Strada, presidente di Emergency.

Periodo: 8 - 21 gennaio 2009

PALAZZO DEI GIURECONSULTI
Piazza Dei Mercanti 2
Milano


tel. 02 85155871
simonetta@emergency.it
www.emergency.it



Non ho incontrato il nobile Dr. Gino Strada ma credo che ha fatto tanto per il globo, Afganistan, Sirilanka, India, Cambodia, ed ......etc ma onore a queso uomo e le suie opere anche il nome che ha celto per l'ospitale di Soba SALAM come vole dire sbrigati a fare pace tra di voi.............................azim
Chi vole veire al Piazza Dei Mercanti 2 pò andare a vedere e discutere.

Saturday, 3 January 2009

Il sud Sudan



Usa/ Bush riceve lunedì a Casa Bianca presidente del Sud Sudan
A quattro anni dalla firma dell'accordo di pace tra nord e sud
Roma, 2 gen. (Apcom) - Il Presidente Usa George W. Bush riceverà alla Casa Bianca, il prossimo 5 gennaio, il Presidente del Sud Sudan e Primo vicepresidente del Sudan, Salva Kiir, in occasione del quarto anniversario della firma dell'accordo di pace che mise fine a oltre 20 anni di guerra civile nel Paese africano.
Stando a quanto si legge in un comunicato della Casa Bianca, i due leader discuteranno lo stato dell'applicazione dell'accordo, in vista delle elezioni politiche in programma nel 2009, e la situazione nella regione occidentale del Darfur, dove dal 2003 è in corso una guerra civile.
sabato 03 gennaio 2009, 07:00
Silva kiere va in visita da Bush comunque alla fine del mandato sua ma spero che spiega due punti di vista di qualsiasi Sudanese onesto :-
1- Sud confedrale con il resto del Sudan.
2- La guerra del Darfur e possibile soluzione da parte di Obama che sta arrivando il giorno del sua insediamento..
Azim

Friday, 2 January 2009

Mio openione ... nel speranza perduta

Darfur/ Ban Ki-moon: dispiegato 63% della missione di pace Onu-Ua
Segretario generale Onu sottolinea collaborazione di Khartoum

Roma, 31 dic. (Apcom) - Sono 12.374 i militari della missione di pace congiunta Onu-Unione africana (Unamid) dispiegati nella regione sudanese del Darfur, teatro dal 2003 di una guerra civile. Si tratta del 63% della forza di pace autorizzata dalle Nazioni Unite nel 2006, pari a 19.555 militari, stando a quanto si precisa in un comunicato diffuso oggi dall'ufficio del Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon.
Nella nota, il Segretario generale ha sottolineato "l'intensa cooperazione garantita dl governo del Sudan negli ultimi mesi, importante per raggiungere questo livello di dispiegamento". Il governo di Khartoum è stato più volte accusato di ostacolare l'invio della missione di pace. Tuttavia, continua Ban, occorre che i "paesi che forniscono truppe e forze di polizia collaborino con le Nazioni Unite per accelerare il dispiegamento dei mezzi ancora da inviare" e che continui la "cruciale" cooperazione di Khartoum. A un anno e mezzo dal via libera della missione di pace, i peacekeeper sono ancora privi dei 18 elicotteri da trasporto necessari per spostarsi in una regione grande quanto la Francia e priva di infrastrutture. Nelle scorse settimane, il ministro della Difesa italiani, Ignazio La Russia, ha annunciato che l'Italia si sta "preparando" a partecipare alla missione, mettendo a disposizione i propri velivoli da trasporto.
Il conflitto ha causato almeno 300.000 morti e oltre 2,5 milioni di profughi. Secondo l'Unicef, sino circa 2,3 milioni i bambini colpiti dalla guerra.

E va bene il 63% dell forza di securezza stata adeguatamente dipiegata ma come che alcuni che lavorano con ONG internazionale sono stati prelevati a forza e mal menati, il cessate il fucco non respetato del governo del Sudan che stato proclamato del presidente Al Bashir, insomma val la pena al ONU OAU EEC chiamare l'attenzione al governo Sudanese per quell tre punti del SLM che abbiamo sentito tanti volte cosi sia SLM Governo ONU OAU EEC sediano e discutano con granzia precisa ed adeguata visto che il governo sembere ha girato la spale al sua impengo!!???.........................................................Mio pubto di vista.....Azim

2009 auguro che prima di finire sara anno di pace e returno del miei amici e fratelli e sorelle alla loro terra siano stati sfollati e torturati senza nessun motivo per banale idea dittatoriale.